giovedì 4 ottobre 2012

viviamo pericolosamente!

E corriamo dei rischi ogni tanto, mica si può vivere controllando sempre tutto e tutti! Lo dico perché sto leggendo il sesto libro di Dune e le reverende madri mi stanno sempre più antipatiche! Donne immonde che rifiutano i sentimenti e sono fredde e calcolatrici e quanto di peggio mi venga in mente! Leggendo mi vien voglia di urlare: "Piantatela, porca miseria! Vivete normalmente, cosa credete di ottenere in più dedicando la vostra vita a Dio-solo-sa-cosa! La vita è fatta per essere vissuta, non per dedicarla a qualcosa di astratto come l'ideale della sorellanza o di quel che dite voi"

Ci vuole sangue nelle vene!

mercoledì 3 ottobre 2012

citazione

"vivi la vita meglio che puoi. La vita è un gioco di cui puoi imparare le regole se ci salti dentro e lo giochi fino in fondo. Altrimenti vieni colto impreparato, continuamente sorpreso dalla sua natura mutevole. Coloro che non giocano spesso se me stanno a piagnucolare e si lamentano d'essere trascurati dalla fortuna. Rifiutano di vedere che loro stessi possono creare buona parte della propria fortuna." La rifondazione di Dune

martedì 2 ottobre 2012

Faringite

Sono a casa ammalata, così ne ho approfittato per leggere un po', (ho quasi finito i sei libri di Dune) e ho riflettutto su tante tante cose.
Sono rattristata da tante cose che ho visto, donne che continuano a odiarsi al punto da mentirsi e svilirsi... fa male vedere tutto questo e rendersi conto che non si può far nulla per migliorare la loro condizione. A volte vorrei sperare che questo blog possa diventare un modo per urlare a chi ci passa: cerca di volerti bene perché con tutto quel che di sbagliato puoi avere sei comunque una persona e come tale vali, ma poi mi rileggo e mi accorgo che non ho proprio nulla da offrire a chi mi legge. Questo blog è solo una raccolta di miei pensieri che non apporta il minimo miglioramento all'umanità, che non spinge nessuno a cercare di migliorare la sua propria condizione e allora mi prende la tristezza e mi vorrei diversa, vorrei essere in grado di poter offrire qualcosa di buono a chi passa di qua, anche pe sbaglio, così ho deciso che da oggi voglio lasciare una frase breve, un aforisma che sia un inno ala vita e all'automiglioramento ogni volta che passo da qua, perché, chi lo sa, magari a questo punto leggendomi potrebbe accadere che qualcuno sia spinto a prendere la sua vita in mano e a rinnovarla in modo positivo e propositivo per migliorarla, un po' come quando si riordina una stanza.

Forse è solo la febbre che mi fa straparlare, comunque vi lascio una frase da niente che mi è venuta in mente ora; magari domani mi sarà già passata la voglia di continuare, ma per oggi la frase è:

la vita è una splendida avventura oppure non è assolutamente niente, per cui vivete in modo avventuroso :-)

giovedì 27 settembre 2012

Domande senza risposte

Perché in testa mi girano solo parolacce e il mio umore è nero quando penso all'Itallia? E dire che io amo il mio Paese!!!

martedì 25 settembre 2012

Arroganza

Un bambino è semre in grado di stupirvi, farà cose che voi nemmeno immaginate sia possibile che lui faccia, riuscirà laddove nessuno lo pensava possibile e accetterà sfide più grandi di lui senza mai arrendersi.

Un bambino trova vie che non vediamo, le percorre da solo per conseguire i suoi obiettivi (che il più delle volte solo il sentirsi dire quanto è bravo) e reinventa tutto il mondo.

Un bambino si ferma sconfortato di fronte a cose di una semplicità disarmante, resta li ad aspettare che qualcuno lo prenda per mano e lo porti avanti, ha paura di sciocchezze, si fa bloccare da soffi di vento e ha bisogno di noi, del nostro aiuto per procedere.

Quando un bambino si ferma di fronte al compito "troppo difficile" di leggere una parola o l'ora, di allacciarsi le scarpe, di imparare una filastrocca, le tabelline, a contare i soldi chi cazzo siamo noi per dire che non ci arriva, che è un fallito, che è stupido?
Non avete nemmeno idea del fastidio che mi danno gli arroganti che si comportano così!

amarezza

Viviamo in uno Stato in cui è più conveniente essere disonesti che onesti, dove le speranze vengono uccise prima ancora di nascere, dove la gente non sgna più, dove per molti versi ci è stato tolto anche l'ultimo barlume di umanità. Sono riusciti laddove i campi di concentramento avevano fallito, stiamo smettendo di sentirci uomini e donne.

mercoledì 19 settembre 2012

Cattiveria o stupidità?

Premesse

Sono insegnante di sostegno.
I bambini che seguo sono deliziosi e grazie al cielo abbastanza indipendenti, vale a dire che date loro le giuste imbeccate se la cavano bene da soli.
Sono tanti, e le ore sono poche.
Hanno tanta voglia di fare.
Ho scelto di seguirne alcuni anche durante le lezioni di inglese per dar loro la possibilità di apprendere al meglio delle loro possibilità una lingua sempre più basilare e importante.

Una mia collega desidera sempre il meglio per sé e per i suoi bambini, così si è offerta di seguire quelli che non partecipano alle lezioni di religione.
Ma se lei è brava a desiderare il meglio è meno brava ad ascoltare, infatti alla riunione (complice il telefonino che suonava sempre) non aveva capito che oltre ai suoi bambini avrebbe dovuto seguire quelli di un'altra classe e questo non le sta bene, così ora sta cercando di sbolognare ad altri quei bambini.

Fra le varie proposte alternative voleva farli seguire dall'insegnante di sostegno, ma le è stato fatto notare che dal POF non è prevista la presenza del docente di sostegno durante le ore di religione né possibile.
Al che lei ha iniziato a sollevare un vespaio perché non è previsto nemmeno inglese.

Domande
Che vantaggio ne trae se bloccano anche la mia situazione?
I miei bambini ne riceveranno un danno?
Cosa spera di ottenere?

martedì 18 settembre 2012

Il viaggio

Credo che l'aver rinunciato alla nostra natura nomade in favore della stanzialità ci abbia danneggiati come esseri umani.
Abbiamo biusogno del viaggio come esperienza esteriore e interiore, ma anche esteriore e abbiamo bisogno di un determinato tipo di viaggio che non può e non deve essere solamente turismo

venerdì 29 giugno 2012

invidia

C'è un'invidia buona e un'invidia cattiva.

L'invidia buona è quella che si prova quando si vede che qualcuno ha qualcosa di bello e lo vorremmo anche noi.
Che bello il giardino del mio vicino, ne voglio anch'io uno così ben tenuto, devo proprio impegnarmi per riuscirci, adesso vado a comprare un po' di fiori e piante e mi metto subito al lavoro!
Che vacanza fichissima, avessi risparmiato ora potrei andare anch'io, l'anno prossimo mi impegnerò di più in modo da farcela!
L'invidia buona ci sprona a dare il massimo per ottenere il meglio.

L'invidia cattiva è quella che di fronte alla constatazione di un qualcosa di bello che appartiene a un altro lo si vorrebbe distruggere
Ma com'è possibile che abbia un giardino così bello? Domani è prevista tempesta, chissà che glielo distrugga tutto!
Che vacanza fichissima che fa, chissà come ha fatto a guadagnarsela, spero proprio che gli vada male che non se la meritava.
L'invidia cattiva ci peggiora perché invece di spingerci a dare il massimo cava fuori da noi i pensieri e le intenzioni peggiori, quasi che il nostro stato dipendesse da come va la vita agli altri.

Io non ho sempre avuto una vita semplice, ma non c'è stato un momento in cui abbia desiderato distruggere qualcosa di bello che un altro si era guadagnato, persino alle elementari quando arrivò in classe mia una ragazzina che regolarmente era migliore di tutti per quanto arrabbiata e frustrata non mi sono mai sognata di metterla in cattiva luce con la maestra.
Ovvio che di fronte alla raccomandazione e al guadagno ingiusto mi arrabbio, ma mai, nemmeno per un istante mi è passato per la testa di arrabbiarmi e augurare male al mio amico che ha pubblicato un libro che vende benissimo, ecco perché leggendo che in molti l'hanno fatto ci son rimasta male.

"Ti perdonano tutto tranne il successo" ha detto lui e io mi sono intristita, non tanto per ciò che ha subito, ma perché esiste gente che si fa così accecare dall'invidia da risultare crudele e meschina.

martedì 26 giugno 2012

Un altro giorno

La testa infossata nel cuscino e i piedi che sporgevano da sotto il lenzuolo erano i soli indizi della mia presenza nella stanza. Mi ero svegliata da un po', ma non avevo ancora trovato la lucidità necessaria ad alzarmi. Poi, ad un tratto la sveglia suonò ancora e malvolentieri mi tirai su dal letto.
Esistono tanti modi per distruggersi: l'alcool, la droga, il gioco d'azzardo, io mi ero semplicemente lasciata andare, un giorno dopo l'altro.
Avevo perso la voglia di vivere.
Mi strofinai col dorso della mano gli occhi gonfi dal pianto quasi incessante, se mi avessero detto che si può piangere tanto non ci avrei creduto, guardai la sua foto e decisi che era ora di piantarla, che non si poteva più andare avanti così; salii sulla base della finestra, il marmo freddo sotto i miei piedi era piacevole, l'aria era immobile.
"Se mi lanciassi sentirei un vento fresco" fu il mio unico pensiero, ma invece di saltare feci un passo indietro, lo stesso passo che facevo tutti i giorni.


lunedì 25 giugno 2012

Il compito più difficile

Per me il compito più difficile è quello di alzarsi e di guardarsi allo specchio provando orgoglio per la persona che vi si vede riflessa.
Il compito più difficile è riconoscere che quella persona nonostante gli errori e tutto il resto è rimasta coerente con se stessa.
Ma il realtà il compito più difficile non è specchiarsi e vedere tutto questo, ma agire per tutto il giorno in modo che domani sia possibile tornare a specchiarsi sorridendo.

mercoledì 6 giugno 2012

Elogio dei difetti


Sono abbondante. E allora? Vorrà dire che c'è più carne da abbracciare, più calore da dare.
Sono testadra. E con ciò? Ho più caparbietà nell'inseguire le mie idee.
Sono superba. Ebbene sì, con me niente false modestie: io conosco il mio valore e vogio che anche gli altri lo conoscano.
Ho cicatrici che mi disegnano il corpo in modo più personale e autentico dei tatuaggi perché ognuna di loro ha una sua storia.

Perdo facilmente la voce, così devo stare attenta e cercare di urlare poco, cosa che mi riesce poco...
Ho i legamenti delle gambe un po' corti, lo stretching non fa per me, ma almeno questo mi ha fatto sviluppare muscoli forti.
Con chi ha più di 12 anni controllo a fatica la rabbia e se esplodo son fuochi d'artificio, motivo per cui la gente cerca di non farmi arrabbiare.

Grazie ai miei difetti sono unica, se tutti fossimo privi di difetti saremmo tutti noiosamente uguali.


martedì 5 giugno 2012

Umiltà

Pensare in modo complesso e articolato, valutare più punti di vista e conseguenze è ciò che contraddistingue (o dovrebbe cottraddistinguere) il pensiero adulto da quello infantile e adolescenziale, si potrebbe erroneamente ritenere che questo pensiero sia migliore, la realtà èche è un pensiero semplicemente diverso e talvolta i bambini, nella loro semplicità riescono a cogliere meglio di tanti filosofi dilettanti la realtà che ci circonda. Non dimentichiamo questa realtà quando ci relazioniamo con menti più semplici e lineari e per questo ci sentiamo migliori: loro possono essere più incisivi di noi, tremendamente più incisivi.

sabato 2 giugno 2012

Come tutti...

Nella mia vita mi sono circondata di perfetti idioti ed emeriti imbecilli, ma ho anche conosciuto e apprezzato persone buone, intelligenti, reative e stimolanti. Non dimentico né i primi né i secondi, entrambi han fatto di me ciò che sono.
Ho commesso molti errori e ho compiuto scelte difficili in modo corretto quando altri non ci sarebbero riusciti, solo in questo modo sono arrivata dove sono, grazie agli errori e alle scelte corrette, non rinnego nulla.
Mi sono ubriacata, sono rimasta lucida quando tutti scleravano, ho riso e pianto, ho scritto e ho smesso di scrivere e ho ricominciato a scrivere, ho reso i miei genitori orgogliosi di me e li ho anche resi tristi e preoccupati per me. Ho disegnato arrabbiandomi per non riuscire a mettere sul foglio ciò che provavo e vedevo, ho amato, ho odiato, ho disprezzato, me ne sono fregata, ho dato l'anima per cause giuste e per cause sbagliate, mi sono impegnata fino in fondo, ho contemplato estasiata, mi sono immersa nella natura, ho nuotato nuda, ho ascoltato musica urlando, sono corsa in bici lontana da tutto e tutti sperando di non vedere più nessuno, ho sognato la fine dell'umanità e ho amato anche i peggiori.

La sapete una cosa? Alla fine non ho fatto nulla di diverso da ciò che hanno fatto tutti e va bene così :-)

martedì 29 maggio 2012

Fantasia

La fantasia è un fuoco. Non tutti possono giocarci.
E' proprio così, perché la fantasia brucia quando la si adopera a ruota libera e fa male, fa tanto male.
Non l'avevo mai capito io che senza sforzo è da quando sono nata che vivo in un mondo dove il fantastico ha preso prepotentemente il sopravvento, dopo anni e anni di esercizio so perfettamente quando qualcosa è frutto della mia fantasia e quando no, so quando penso a qualcosa perché mi piacerebbe che fosse così e quando la penso perché è così, ovvio che dovesse esserlo per tutti.
Invece no, paradossalmente la dimestichezza all'uso della fantasia si perde con gli anni, la realtà si fonde con la fantasia e ci si convince delle peggiori cose in nome della fantasia. Un po' come la capacità di digerire il latte che molti adulti conservano e molti perdono, insomma: la fantasia funziona al contrario dei fiammiferi! Mentre i bambini che giocano coi fiammiferi rischiano di bruciarsi e gli adulti invece sanno come fare, con la fantasia sono i bambini i veri esperti e loro non si bruciano mai (o quasi), purtroppo altrettanto non si può dire per la maggiorparte della popolazione "matura".

venerdì 18 maggio 2012

Post fantasma


Post fantasma che si autodistruggerà fra un periodo limitato di tempo.

Oggi vi racconterò un fatto in forma di fiaba.

C'era una volta una donna che diceva di essere una grande cuoca, raccontava a tutti che come cucinava lei era una favola e che le sue pietanze erano deliziose e anche se non tutti erano concordi lei non si demoralizzava e continuava imperterrita a raccontare a chiunque come fosse abile a preparare questo o quell'altro piatto. Ma siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi un giorno avvenne un fatto spiacevole, ma andiamo con calma, fatevi raccontare tutto con un po' di ordine.

Avvenne, in un tempo non troppo remoto che un capitano della costa crociera (non so la nave, ma ho dei sospetti) approfittando di una sosta andò a tagliarsi i capelli. I parrucchieri si sa, son dei chiacchieroni e così fra una sforbiciata e una confidenza i due si misero a parlare
:-Mangerete bene in nave! E ad ogni ora! Ricordo che quando son andato in crociera ho messo su una bella pancetta!- principiò il parrucchiere
:-Eh, non mi lagno, non posso davvero lagnarmi, di quelle portate, di quelle delizie e per noi ogni tanto anche la possibilità di fare quache richiesta particolare-
:-Che meraviglia, mangerete di tutto! Un vero paradiso dei golosi!-
:-Sì, sì, di tutto, anche se...-
:-Anche se?-
:-A dirla tutta c'è una cosa che nessuno è mai stato in grado di prepararmi una buona pastiera, sa, io son di napoli e mi manca poter mangiare una buona pastiera, ma anche ricetta alla mano pare che i cuochi non riescano a prepararmela come dico io!-
Immediatamente al parrucchiere venne spontaneo andar con la mente a un'altra confidenza, di una sua cliente, napoletana, che gli aveva spesso aprlato di come la sua pastiera facesse leccare le dita a tutti e per compiacere il ricco cliente disse
:-E dov'è il problema? Servo una cliente napoletana bavissima a cucinare che mi racconta che fa una pastiera da favola, le chiederò di preparavela e ve la farò avere!-
:-Davvero? Ve ne sarei grato!-
L'avrete capito anche voi, la cliente altri non era che la donna che amava vantare le sue abilità culinarie e come il parrucchiere le disse della promessa lei accettò di preparare la torta.
Come fece non lo so, la pastiera è un dolce Pasquale e quello non era il periodo giusto, quindi trovare gli ingredienti non deve essere stata una passeggiata, ma so che in casa aveva grano cotto scaduto e che entro sera al capitano venne fatto avere l'agognato dolce.
Io non so chi fosse quel capitano, ma Schettino è napoletano e due settimane dopo la Concordia affondava... che si fosse trattato di un malore? Chi ha mangiato alla mensa della donna vanitosa afferma che potrebbe essere, io non ho ancora avuto il "piacere" e credo che mai l'avrò, ma forse una nuova luce potrebbe essere gettata sul tragico incidente.

Giusto per puntualizzare, il dialogo è frutto di una mia ipotetica ricostruzione, ma i fatti son veri e che il riso fosse scaduto lo so di per certo per aver letto la data sui barattoli.

lunedì 14 maggio 2012

Varie ed eventuali su di me

Se vuoi sapere qualcosa da me chiedimelo, farai prima ed eviterai la figuraccia di fatti sorprendere a fare l'investigatore privato, perché tanto io ti vedrò e il mio sorriso ti sarà insopportabile.

Se hai bisogno di un favore chiedimelo, se posso te lo farò, anche se ti porto rancore non vuol dire che vada a cercare vendetta.

Sono distratta, se vuoi che ti saluti fatti notare, se vuoi qualcosa dimmelo a chiare lettere, se non ti piace qualcosa che faccio o dico fammelo presente in modo inequivocabile, non esistono altre possibilità di comunicare con me: sono troppo, davvero troppo addormentata.

Sono diretta perché è così che vorrei che gli altri fossero con me.

Se hai voglia di insultare ricorda che son portata a rispondere e generalmente NON vale la legge fisica che ad ogni azione corrisponde una rezione uguale e contraria, io non sono molto brava a misurare.

Tendo a dare molto, tendo a pretendere molto, è per questo che relazionarsi con me è difficile.

Ho un carattere complicato.

E mi piace.


venerdì 11 maggio 2012

Un'amica scomoda

Una buona amica deve essere per definizione scomoda perché deve dirti in faccia la realtà.
Io sono felice di avere amici scomodi

giovedì 10 maggio 2012

Varie ed eventuali sulla felicità

  1. Non ricordo dove l'ho letto, ma so che quando pieghiamo le nostre articolazioni iniziamo ad azionare un meccanismo che dopo circa una ventina di minuti di movimento libera endorfine (gli ormoni della felicità.
    Sarà per questo che camminare mette tanto di buonumore? Sarà per questo che stamane ero depressa e dopo tre ore in monopattino mi sento rinata?
    Non lo so, ma muoversi è bello, soprattutto se lo si fa in un bel parco :-)
  2. Io non so cosa spinga la gente a prendersi in giro raccontandosi frottole, ma quando provo a dirmi che sono felice anche se non è vero mi faccio sempre del male. C'è poco da fare: il dolore va affrontato e accettato, solo attraversandolo lo si supera, è dura e nessuno ha il diritto di spingerci verso il dolore, ma noi dovremmo autonomamente scegliere di non ignorarlo o rischiamo di svegliarci nel cuore della notte sommersi di dubbi e paure.
  3. Rispetto. Solo nel rispetto proprio e altrui ci può essere felicità.
  4. Devo imparare a conoscermi giorno dopo giorno, devo imparare ad ascoltarmi, devo imparare a dirmi chiaramente cosa e perché mi fa star bene e mi fa star male in modo autentico

mercoledì 9 maggio 2012

Arrabbiarsi

Io sono una grande esperta in arrabbiature, mi arrabbio tanto e in modo furioso, pensate che persino gli dei si ispirano a me per manifestare rabbia: pioggia di lapilli e persone trasformate in statue di sale? Bazzecole di fronte alla furia distruttrice che mi prese quando cercarono di tagliarmi fuori dalla compagnia!
Chiarito questo punto e in qualità di esperta mi permetto di dare alcuni consigli sulle arrabbiature:
  1. Mai permettere a un'arrabbiatura di farvi venire la gastrite, piuttosto andate a prendere a manganellate l'auto del vicino che non ha disinserito l'allarme e suona da tre giorni e tre notti ininterrottamente, ma non urlate a vuoto: la rabbia deve avere un giusto, soddisfacente scopo o non ha senso!
    L'arrabbiatura è come il fuoco, serve se dovete scaldarvi o cucinare, diventa inutilmente pericolosa se non avete come usarla perché può appiccarsi ale tende dell'anima e distruggere tutto.
  2. Mai permettere a un'arrabbiatura di gonfiarsi dentro di voi fino ad esplodere, fatela sfogare man mano che si presenta, questo comporta il grosso vantaggio di poterla controllare e di non saltar contro a qualcuno per un nonnulla. Non c'è nulla di peggi che ingoiare un rospo dopo l'altro sino a quando siamo così tesi e nervosi da aggredire verbalmente (e magari non solo) chi abbiamo di fronte anche se non ha fatto nulla di male. Avete presente? Dopo una settimana di vessazioni il collega ci urta e ci macchia i jeans con il caffé, al che si scusa, si prostra, ci offre un caffé per blandirci, ma ormai si è così pieni d'ira per altre cose ben più gravi che lo aggrediamo come se ci avesse ammazzato il cane davanti agli occhi. Ecco: questo non va bene, era molto meglio dire allo stronzo del piano di sopra cosa pensavamo della sua gestione del nostro lavoro coi clienti, così passavamo per persone con le palle che si fanno rispettare e non per pazzi schizzofrenici.
  3. Mantenere sempre almeno un livello basico di lucidità: l'ira tende a prendere il predominio, se l'ira prende il controllo della situazione è la fine perché la bastarda si alimenta da sé e in un lampo avrete fatto o detto una quantità tale di cazzate che una vita intera non basterebbe a riappianare.
Almeno questo è ciò che anch'io tendo a fare... e quando sento che sto per esplodere e non ce la faccio proprio più mi chiudo in bagno e urlo sottovoce fino a perdere il fiato, tiro dolcissimi pugnetti all'aria e immagino di prendere a calci l'oggetto della mia ira sino a quando non sento che mi è passata almeno un po' ;-)

Assenza

cari amici, care amiche,
scusatemi per la mia assenza, ogni tanto la vita non virtuale reclama e diventa difficile seguirvi come vorrei, un abbraccio a tutti e ora corro a preparare un bel post :-)

mercoledì 25 aprile 2012

una madre

Di certo non esiste una madre che coscientemente voglia far del male ai propri figli, va così contro natura che non può essere. Allora perché esistono tante madri che fanno male ai loro figli? Perché la natura non riesce a provvedere a una quantità sufficente di materia grigia per far sì che le madri possano occuparsi al meglio della loro prole???

venerdì 20 aprile 2012

Preghiera (nel caso in cui Dio esista)

Signore, ti prego, se esisti non farmi sprecare la mia vita.
Vedo troppe persone vicino a me far scorrere i giorni nel niente, ti prego, se esisti e mi vedi fare qualcosa del genere tirami una sberla e rimettimi in carreggiata che non si può smettere di vivere solo per noia, il mondo è pieno di cose da fare!

mercoledì 18 aprile 2012

Il principe più brutto del mondo

Favola a 6 mani, l'inizio è di Giulia, il centro di Hal, la fine mia ;-)

C'era una volta, tanto tempo fa, in un Paese lontano lontano, un re che era il più bello di tutto il mondo.
Questo re aveva una figlia che era principessa ed era la principessa più bella di tutto il mondo. La principessa aveva un fratello che era un principe ed era il principe più brutto di tutto il mondo! Il principe più brutto di tutto il mondo aveva pochi capelli, il naso adunco, i denti storti e il doppio mento. Aveva le gambe ad x, era basso e con la pancia e aveva pure la gobba! A peggiorare la situazione c'erano poi i brufoli, le pustole e la puzza terribile che emanava nonostante i numerosi bagni.
Il principe più brutto di tutto il mondo era davvero brutto, ma nonostante questo la sua sorellina lo amava oltre ogni dire. "E' mio fratello", continuava a ripetere, "e io gli voglio bene".
La principessa più bella di tutto il mondo aveva un solo desiderio, che anche suo fratello diventasse bello, motivo per cui, quando compì 6 anni chiese come regalo di compleanno che facessero diventare suo fratello bellissimo.
Il re più bello di tutto il mondo amava moltissimo i suoi figli e subitò emise un bando dove invitava tutti i maghi, le streghe e gli stregoni del regno a presentarsi a palazzo per far diventare suo figlio bellissimo e ordinò a tutti i soldati di andare in giro per il regno a far conoscere la volontà del re.
I soldati, contenti di partire per fare i messaggeri invece che per fare la guerra iniziarono ad andare a cercare tutti i maghi, le fattucchiere e gli stregoni del regno e ne trovarono in gran quantità, ma nessuno, proprio nessuno!, pareva essere in grado di rendere il principe almeno un po' più bello. Gli fecero bere intrugli alle erbe e lo cosparsero di pomate e inguenti recitando formule magiche, gli fecero mangiare di tutto, ma l'unico effetto fu quello di far prendere al povero principe più brutto di tutto il mondo un terribile mal di pancia dopo aver mangiato troppe schifezze.
Il tempo passava, sempre più maghi venivano consultati, ma nonn accadeva nulla, così che il re e la principessa erano molto tristi, ma un giorno, quando ormai tutti si erano quasi arresi un gruppo di soldati sentì parlare di una strega che viveva dentro una casetta di legno nel bosco che forse avrebbe potuto far diventare bello il principe.
:-E' una strega potentissima!- dissero al villaggio al limitare del bosco, -Ma è anche molto brutta-
:-Non sarà mai brutta come il principe- risposero le guardie, ma gli abitanti del villaggio erano di un altro parere e continuavano a dire che era bruttissima, nonostante questo i soldati andarono nel bosco e presto trovarono la casetta in legno
:-Buongiorno!- dissero i soldati che salutavano sempre perché erano ben educati -vive qui la strega del bosco?-
:-Si- rispose una vocetta tremula dall'interno della casa
:-Ci dicono che lei potrebbe far diventare il principe più brutto di tutto il mondo, il figlio del nostro re molto bello, è vero?-
:-Certamente-, disse la vecchina uscendo di casa, -basta che mi baci-
La strega era vecchia, con la pelle verdognola, i pochi capelli crespi e grigi che le crescevano in rade ciocche sulla testa grinzosa, gli occhi strabili, il naso pieno di porri e la bocca piena di denti neri. Era così magra da sembrare uno scheletro che cammina, aveva le mani deformate dalla vecchiaia con lunghe unghie marroni ed era alta, molto alta, perché riusciva a guardare i soldati negli occhi nonostante una doppia gobba che le curvava la schiena, come se ciò non bastasse aveva giganteschi piedi che eranoi piedi più puzzolenti di tutto il mondo. Vestiva di stracci neri e grigi, non aveva scarpe, ma caiabatte. Era così brutta che alcuni cavalli vedendola scapparono via e molti soldati si sentirono male all'idea del bacio fra lei e il principe, ma se quella era la cura andava portata a corte, così la presero, la infilarono in un sacco e corsero dal re il più velocemente possibile per sbarazzarsi di quel terribile odore di piedi che veniva dal sacco dove era chiusa la strega.
Arrivati a corte raccontarono al re tutto quanto
:-Quindi in quel sacco c'è la strega che potrà aiutare mio fratello?- chiese la principessa
:-Si vostra piccola altezza- risposero i soldati
:-E voi la trattate a questo modo? Siete degli screanzati! Liberatela subito!-
i soldati obbedirono, ma come la strega uscì dal sacco tutti scapparono via urlando eprché era davvero troppo troppo brutta. Tutti meno la principessa.
La principessa rimase lì, davanti alla strega e le disse
:-Nonnina, mi spiace molto per come si son comportati i nostri soldati, sarete sgtanca per il viaggio, volete forse qualcosa da bere?-
:-Una tazza di the andrà benissimo- rispose la strega e la principessa corse in cucina a pareparare il the perché non c'era più nessuno e doveva sbrigarsi lei
La strega bevve il the e la principessa le disse
:-Sarete anche affamata, volete qualcosa da mangiare?-
la strega le sorrise sdentata e terribile e le disse
:-Bambina mia, uno dei vantaggi della vecchiaia e che non si mangia più molto, mi acconteterò di un paio di biscottini da mangiare con il the, una fetta di torta, dei crostini con paté di fegato d'oca, tartine e tramezzini, qualche fetta di salame, un paio di prosciutti (uno cotto e uno crudo) pomodiri gratinati, asparigi al forno con le uova, pasta salmone e gamberetti, zucchine grigliate, pasticcio al ragù di carne, pasta al forno con le polpette, polpette, 10 panini con l'hamburger, peperoni in padella, filetto di maiale al pepe verde, pollo al curry, arrosto di cinghiale, 4 chili di insalata, un centinaio di involtini primavera, tanto sushi da ricoprirci almeno un metro quadro, 10 kg di sashimi, una botte di vino buono, fiumi e fiumi di Coca-cola, pancetta e fagioli, antipasto alla giardinera,  fagiolini, bieta e cicoria, 15 torte al cioccolato coi bigné sopra, torte salate, spuma di patate al forno, carciofi, piselli, carote, cetrioli, cervo brasato, renna brasata, anatra all'arancio, gamberi di fiume appena pescati e sgusciati, spaghetti alle vongole, pesce spada alla piastra, polipo alla greca, un paio d'oche arrosto, involtini di petto di tacchino e per finire pompelmo con gli spicchi sbucciati, macedonia di frutta, fragole con panna (quelle mi piacciono, ne voglio almeno una botte piena), 4 angurie e 16 meloni verdi, pesche, mele, pere, castagne, kiwi, pomeli, arance, mandarini e mandaranci, albicocche, ciliegie, percocche, manghi, papaye insalata di riso, insalata di pasta, stufato di vitello e spezzatino di manzo con tante patate arrosto, 13 polli arrosto e tacos a non finire, avocado ai gamberetti, paella di pesce e paella di carne, rfisotto alla milanese, risotto alla veronese, porchetta a fette spesse, mortadella (almeno una forma), una frittata di 18 uova di struzzo, datteri canditi, ananas con la sanbuca, caffé e ammazzacaffé (diversi litri)-
La principessa pensò che la strega mangiava davvero molto, ma non disse nulla, chiamò i cuochi di corte e disse loro di preparare al meglio delle loro capacità tutte le prelibatezze che la strega desiderava, poi chiamò i camerieri e fece imbandire una tavola solo per la strega dei boschi.
Poi si sedette e tenne compagnia alla strega mentre le venivano portate tutte le delizie che aveva richiesto.
La strega mangiò e mangiò, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, e man mano che mangiava la gobba si raddrizzava, i denti si sanavano, i capelli ricrescevano e lei si faceva sempre più bella. Quando finì di bere gli ultimi litri di caffé e ammazzacaffé si era fatta così bella, ma così bella che tutte loe persone del regno venivano e facevano la fila per vederla, ma la strega ricordava bene come tutti fossero stati sgarbati con lei a parte la principessa per cui disse
:-L'unica persona educata qui dentro è la principessa più bella di tutto il mondo e solo a lei concederò di esprimere un desiderio che esaudirò. Dimmi principessa, cosa desideri?-
:-Vorrei che mio fratello divenisse un principe bellissimo- rispose la principessa
:-E dov'è tuo fratello? Fallo portare al mio cospetto!- disse la strega.
Il principe era nella sua stanza a giocare con l'acquario reale degli alligatori, si divertiva molto a sfamarli gettandoci i prigionieri più cattivi, ma il re lo afferrò per un'orecchia e lo portò dalla strega-
:-Eccolo- disse il re, la strega si avvicinò al principe e lo baciò dolcemente. Subito un fulmine cadde dentro il castello, la dove erano il principe e la strega, quando il funo del fulmine magico si dissipò tutti videro con stupore che il principe si era fatto bellissimo e la strega era tornata orribile
:-Beh, è ora che vada- disse la strega schioccò le dita e sparì e da quel giorno nessuno più la vide, ma il principe restò bellissimo e quando crebbe si sposò con una bella principessa da cui ebbe tanti bei figli.

domenica 15 aprile 2012

salvagenti

Cosa si deve fare quando si vede una persona che affoga? Semplice, le si lancia un salvagente.
Perché non può essere così semplice quando si vede una persona affogare nel mare della vita? Perché non si può gettare un salvagente di buonsenso a chi affoga nelle stronzate che dice e/o pensa?
Voglio raccontarvi una favola che forse tutti voi già conoscerete, è la favola della piccola fiammiferaia.

C'era una volta un'orfanella così povera che per campare era costretta a vendere per pochi soldi scatole di fiammiferi, Quelle scatole di fiammiferi rappresentavano le buone idee e le potenzialità che lei aveva che andava a svendere ringraziando chi gliele comprava e mentre diventava sempre più povera, sempre più arida, con sempre meno luce interiore.
Una notte però aveva tanto freddo che decise di usare un po' di quella calda luce per cercare il modo di salvarsi, ecco allora che accese un fiammifero e vide una bella casa illuminata e calda con l'albero di Natale fatto e sotto tanti bei doni incartati, insomma: la sua capacità creativa era ridotta a raccontarsi sciocchezze certa che ciò l'avrebbe scaldata. Se avesse deciso di muoversi per tempo forse avrebbe potuto pensare di rimpinguare la sua luce, di creare un caldo fuoco, di attingere all'esterno per ottenere qualcosa, ma non lo fece, imagino qualcosa di vacuo e irreale, una realtà che non era la sua. La fiammiferaia immaginava che quel che sognava era la realtà, ma ovviamente questa sua convinzione non era sufficiente e intanto l'inverno la gelava.
E infatti il fiammifero si spegne presto e subito ne deve accendere un altro, così lo sfrega e ora vede la tavola imbandita di ogni ben di Dio e sente le carole e tutto l'allegro chiacchiericcio, la neve non cade più sui suoi capelli, ma fuori dalla bella casa dove si trova. Ecco: un'altra occasione di usare la propria luce in modo costruttivo è svanita e l'illusione creata ad arte scalda, ma solo per un poco, come tutte le balle che ci si racconta per convincersi che si è felici nonostante tutto che quel che si ha è quel che si vuole ecc...
Come ben sapete le rimane solo il terzo fimmifero, starà alla piccola fiamiferaia scegliere cosa farne: lo userà in modo costruttivo o lo sprecherà come gli altri? Io voglio sperare che anche se tardivamente attinga a quel che resta delle sue risorse per fare qualcosa di buono, ma già so che non sarà così: lo accenderà a vuoto e sognerà della nonna che se la prenderà e porterà in Paradiso dove la piccola continuerà a sognare mentre in realtà è morta e stecchita senza più risorse, senza più speranza, senza più vita.

Cosa si deve fare quando si vede qualcuno gettare la propria vita alle ortiche? Quali sono i salvagenti che si devono usare con chi si ammazza a furia di raccontarsi balle? Io non lo so, davvero non lo so, ma provo grande pietà.

favola liberamente tratta da "Donne che corrono coi lupi"

giovedì 12 aprile 2012

Gioco di scrittura

Giorgia camminava a piccoli passi affrettati, era buio e non amava muoversi di notte, ma quando faceva tardi al lavoro non poteva farne a meno, così almeno si affrettava. Giorgia era una strega. Aveva iniziato a praticare senza una vera vocazione, mentre frequentava ancora il liceo e le sue compagne si dedicavano ai primi amori.
Giorgia non era attraente e per  non essere tagliata fuori da quel mondo scintillante di cotte e baci rubati aveva iniziato a leggere i Tarocchi e a predire il futuro alle sue avvenenti compagne.
In realtà Giorgia qualcuno l'avrebbe anche potuto trovare, tutto sommato era una ragazza passabile e questo, unito alla sua capacità di respirare, le avrebbe permesso di trovarsi qualcuno, ma lei sapeva che nei suoi occhi non ci sarebbe mai stata quella luce ammirata e rapita che brillava negli occhi dei ragazzi delle sue amiche e questo le avrebbe fatto più male della solitudine.
Esistono donne che da sole non riescono a vivere, che accettano ogni tipo di umiliazione dal partner pur di poter dire "sono fidanzata", "sono sposata", altre invece che preferiscono il rispetto per se stesse al calore di un abbraccio; Giorgia, inutile dirlo, apparteneva alla seconda categoria. Così i Tarocchi erano stati il biglietto d'ingresso a una strada che per paura di un'umiliazione aveva scelto di non percorrere.
Mentre i suoi passi ticchettavano furiosi sull'asfalto...

Avanti, chi vuole provare ad aggiungere una frase, una parola, un proseguo di qualche tipo? Non importa se finirete o meno la storia, aggiungetevi del vostro guardando anche i commenti degli altri, vediamo che ne vien fuori :-) (per qualche giorno allo scopo di rendere il gioco agile toglieràò la moderazione ai commenti)

mercoledì 11 aprile 2012

istinto o vocazione?

Non c'è sofferenza più grande che percepire di non adempiere alla funzione che si è chiamati a svolgere nel più profondo del nostro essere. Vincent Van Gogh sapeva di essere chiamato a dipingere, aveva mollato tutto e dipingeva e questo anche nei momenti peggiori gli avrà portato una qualche forma di sollievo, da contro chi non asseconda la chiama vive una vita di pura deprivazione interiore. Avere una missione e combattere per portarla a termine è ciò di cui noi abbiamo bisogno. Noi aneliamo a uno scopo ultimo.
Nessun discorso sulla religione, la politica o l'impegno sociale in questo post, infatti se da un lato molte persone perseguono scopi più o meno positivi, ci sono anche serial killer che uccidono per avere un fine ultimo e malgrado io aborra ciò devo riconoscere che anche questo loro gesto può far fronte al bisogno intrinseco di dare una determinata direzione alla propria esistenza. Si tratta solo di una constatazione perciò: noi vogliamo avere uno scopo, perché vivere per vivere pare non bastarci.
E' forse questo che ci contraddistingue dalle bestie? O è solamente un istinto particolarmente complesso simile a quello che spinge gli animali ad accoppiarsi in determinati periodi o a compiere percorsi di migrazione in altri?

domenica 8 aprile 2012

amici

Uno dei compiti dell'amico dovrebbe essere quello di farci presente quando ci stimo per fare del male.
Non penso che un buon amico abbia il diritto di intervenire attivamente, ma credo abbia il dovere di avvisarci per quanto spiacevole e difficile possa essere.
Ora io non voglio dire che chi non ha la forza di dirci che la strada che abbiamo intrapreso sia fallimentare non sia un buon amico, ma di certo chi ci incita a percorrere la strada che abbiamo imboccato pur vendendola fallimentare amico non è.
Conscia di questo tengo a distanza chi mi appoggia incondizionatamente in ogni frangente.

E considerato il giorno: buona Pasqua a tutti voi :-)

mercoledì 4 aprile 2012

V-A-F-F-AN-CU-LOOOOOOO!!!

Oggi sono parecchio nervosa, non ho riposato bene e sono particolarmente intollerante nei confronti dell'umanità.
Oggi è una di quelle giornate in cui trascorrerei tutto il tempo a urlare "ma andate a ramengo!", "lasciatemi in pace!", "ma fatevi una camomilla e smettetela di rompere!". Non è molto bello quando mi sveglio così, ma capita e non è che ci possa far molto perché c'è un unico modo per farmela passare: devo prendermela con qualcuno.
Ecco perché ho un blog, perché in qualsiasi momento posso aprire il post del vaffanculo e chiedere a tutti voi che mi leggete di unirvi a me in questo rituale pagano.

VAFFANCULO a Monti, che taglia solo a noi poveracci e lascia intatti i privilegi dei ricchi!
VAFFANCULO agli stronzi che mi guardano dall'alto in basso
VAFFANCULO agli ipocriti
VAFFANCULO ai finti amici
VAFFANCULO a chi se la tira
VAFFANCULO a chi fa il figo usando soldi non suoi
VAFFANCULO a chi non combatte giorno dopo giorno per ciò in cui crede e cerca comode scorciatoie
VAFFANCULO a chi non fa il suo lavoro e pesa sulle spalle di tutti
VAFFANCULO ai parassiti
VAFFANCULO agli egoisti
VAFFANCULO a chi è così preso da sé da non vedere più in là della punta del proprio naso
VAFFANCULO a chi ti sorride davanti per meglio pugnalarti alle spalle
VAFFANCULO a chi mi sta antipatico
VAFFANCULO a chi è orgoglioso della propria pochezza
VAFFANCULO a chi non capisce che la cultura è importante e anche l'anima ha bisogno di nutrimento
VAFFANCULO a chi mi dice di sacrificarmi per poter meglio mangiare del mio
VAFFANCULO a chi vuol togliermi la dignità e la libertà senza sapere che mai ci riuscirà
VAFFANCULO a chi mi ha trattata come una pezza da piedi per anni e scoprendo di aver bisogno di me si comporta come se fossimo amici da tempi immemori
VAFFANCULO VAFFANCULO VAFFANCULO VAFFANCULO a tutti i cretini patentati, i fancazzisti, i furbi e i prepotenti.


Ora sto meglio, se ne avete bisogno continuate sotto a urlare vaffanculo a chi preferite, magari non sarà signorile, ma fa benissimo

lunedì 2 aprile 2012

snob

è inutile: io sono una snob e mi piace esserlo.
Mi piace sentirmi più degli altri, probabilmente è brutto, ma è così.
E il peggio è che non mi va nemmeno di cambiare, mi adoro!!!

venerdì 30 marzo 2012

ostentando cultura

Ormai per molti andare a una mostra è semplicemente un modo per poter dire "io ho fatto questo, io ho visto quello".
Poveri artisti, lo avrebbero mai detto che sarebbero diventati una sorta di status simbol?
Continuo a illudermi che non è così, che tutti quelli che vanno in un museo lo fanno perché amano l'arte, ma quando assorta davanti a un quadro di Kandinsky e mi capia di sentire una donna che spiega alla madre: "vedi, tutte queste sono figure falliche, erano molto presenti nei quadri, anche nel Picasso che tengo in cucina la donna ha il naso a forma fallica per indicarne la forza" mi vien spontaneo pensare a un paio di cosette
  1. il tuo Picasso è una riproduzione o tu sei una cretina
  2. Picasso in cucina??? Se non altro potevi scegliere per soggetto le sue nature morte a base di ricci di mare, certo sarebbero state menoo note e riconoscibili, mase non altro più adatte!
  3. Picasso faceva bene a pagare il conto dei ristoranti disegnando sui tovaglioli visto che l'arte quando si raggiunge la notorietà smette di essere solo arte ma diviene innanzitutto businnes.
E con queste tre sciocchezze chiudo il post

giovedì 22 marzo 2012

Non voglio Ken

Non so che farmene di Ken, fisicamente non è niente male, ma credo che in quanto a personalità e materia cerebrale lasci parecchio a desiderare...
D'altro canto io non sono Barby, quindi immagino di non rappresentare una grande attrattiva per i vari Ken in circolazione.

La mia professoressa d'italiano delle superiori mi disse che avevo un carattere troppo duro e usavo troppo la testa per trovare facilmente un ragazzo che mi apprezzasse, ma che non sarebbe stato un problema così grosso. Aveva ragione.


mercoledì 21 marzo 2012

Perdono

E' lungo, chi non ha tempo o voglia di leggere tutto può guardare solo le parti sottolineate.

Per noi cresciuti in famiglie di stampo cattolico credo sia normale aver sentito parlare spesso e volentieri di perdono: "porgi l'altra guancia", "bisogna perdonare", "impara a sopportare con pazienza e perdona chi ti fa del male" son tutte frasi che più o meno in questa variante ci avranno detto nonni e genitori.
Il problema è che perdonare non è facile e nessuno ci insegna come si fa.

La questione del perdono è lunga e complessa, per partire c'è da chiedersi se sia davvero giusto chiedere a chiccessia di perdonare. Non parlo di perdonare piccoli torti o dispettucci, parlo di perdonare chi ci ha fatto veramente del male,- cose sull'onda dell'adulto che ha molestato un bambino/a-, in questi casi è giusto chiedere alla vittima di perdonare?
Con che coraggio io posso dire a un'amica di perdonare il ragazzo che si è ubriacato e l'ha investita paralizzandola, un padre padrone che l'ha oppressa, una madre che l'ha ricattata psicologicamente per anni per piegarla ai suoi capricci, l'amica che si fingeva tale solo per poterla meglio pugnalare alle spalle quando lei era più vulnerabile, ecc...?
Credo che l'unico motivo valido per cui io possa avanzare una simile richiesta è se questo perdono serva in primis a far vivere meglio la vittima dell'abuso e a tutti quelli pronti a dire che il genitore a cui hanno assassinato brutalmente i figli deve perdonare io rispondo:-Cazzate.-.

Non è vero che si deve perdonare tutto a tutti, l'ho sempre sostenuto e ora, in un libro che ho letto di recente si parla di un interessante perdono in percentuale. L'autrice sostiene che perdonare è un passo importante per il proprio equilibrio interiore e per poter tornare a vivere anche dopo aver subito profonde ferite, ma che non è facile, che il perdono autentico giunge dopo un percorso interiore e che spesso non si può perdonare tutto, ma perdonare almeno in parte è già qualcosa di grande. Secondo lei chi riesce a perdonare attorno al 70% di un grave torto può aspirare alla santità.
Che idea confortevole! Quante volte mi son detta "a tizia posso anche perdonare questo e quello, ma quest'ultima cosa proprio no!" adesso scopro che anche quello era perdono e anche quello aveva valore :-)

Mi fa davvero piacere.

Sempre a proposito di perdono un altro importantissimo punto l'ho iniziato ad approfondire leggendo Famiglia crisitana. A me Famiglia cristiana non piace, lo reputo un giornaletto solo apparentemente innocuo foriero di tanti concetti non proprio ottimi, però i miei lo leggono e così quando passo a trovarli lo sfoglio anch'io, in genere con la sguardo critico di chi cerca qualcosa da giudicare al peggio. Lo ammetto, sono una carogna.
Mentre ero così intenta nel mio passatempo da stronza incappo in un articolo dove si parla di tradimento e chi scrive sostiene che perdonare in quattro e quattr'otto una ferita profonda come quella di un tradimento non è una buona cosa. Non è buona perché il perdono non è autentico (a meno che, aggiungo io, non ce ne freghi nulla di chi abbiamo di fronte e allora non c'è una vera ferita per cui perdonare) e non è buona perché un siffatto perdono è come uno schiaffo in faccia al perdonato, un po' come dirgli "guarda come son santo a perdonarti e tu come sei stronzo ad aver trattato male ME così buono e caritatevole".
Da quel che ho potuto capire un perdono di questo tipo è un buon metodo per allontanare il perdonato.
Caro signore di cui non ricordo manco il nome: hai ragione! Hai perfettamente ragione! Io odio chi mi dice "ti perdono" quando so che in cuor suo non è così.
Sempre continuando con l'esempio del tradimento: che senso ha dire "ti perdono e ti riaccolgo in casa" se a questo non segue un serio percorso di ricostruzione della coppia? Che senso ha dire a una persona ti perdono se poi si è pronti a cercare rivalsa e vendetta non appena la vita ce lo consentirà? Un siffatto perdono non solo non è perdono, ma è un qualcosa di viscido e subdolo che si mette il vestito da festa di qualcun'altro per farti sentire una persona peggiore senza per questo smettere di cercare di ottenere soddisfazione.
Ma ve la immaginate una coppia dove un coniuge perdona l'altro del tradimento solo per tenerselo in casa sino a quando anche lui/lei non lo tradirà a sua volta per pareggiare i conti? Detto così sembra folle, ma trasposto in altri ambiti (amicizia, lavoro, ecc...) accade costantemente.

A questo perdono preferisco un sanissimo "vaffanculo".

Mi spiace per chi non appreza un linguaggio colorito, ma le parolacce questa volta ci stavano tutte.

NOTE:
il libro a cui faccio riferimento è "donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés

martedì 20 marzo 2012

Attendo

Oggi mi sono seduta e mi sono messa ad aspettare.
Credo che aspetterò ancora un po'.

Oggi mi sono seduta e ho pensato "aspetterò che i tempi siano colmi".
E' stato un pensiero semplice e rassicurante perché implica che non tutto dipende da noi, che da qualche parte, là fuori, c'è un uccello giraviti che stringe una giuntura di qua e una vite di là e forse è lui che fa girare il mondo, o se non altro contribuisce più di noi.
Questo non è un inno all'inerzia, sono sempre una convinta fautrice delle filosofie che vedono l'impegno alla base del successo, ma oggi non farò nulla, attenderò che i tempi siano colmi, imparerò la pazienza che è forse la cosa più dura da imparare, imparerò il tempismo, e soprattutto non farò niente, perché, -ora lo so-, ci sono momenti in cui la migliore azione è l'assenza di azione, che tuttavia è azione anch'essa se scelta coscientemente.



note linguistiche
  1. Malgrado mi piacerebbe esserne l'ideatrice devo dire che l'immagine dell'uccello che gira le viti del mondo non è mia ma di Haruki Murakami 
  2. L'espressione i tempi sono colmi è biblica, gli ebrei immaginavano il tempo come una grande clessidra, quando questa si colmava andava girata. Dire che i tempi sono colmi equivale grossomodo a dire che i tempi sono maturi, ma mi piace di più l'espressione ebraica con tutte le risonanze positive che scatenano nella mia testa: colmo, abbondante, seni e ventri colmi, vita che nasce, ricchezza e fertilità, ecc...

    P.S.
    Lo sapevate che ogni singola parola od espressione scatena una serie di rimandi emotivi e/o logici all'interno del nostro cervello? Un po' come una mosca che cadendo in un determinato punto della tela del ragno la fa vibrare in un determinato modo che solo il ragno avverte e sa interpretare. Il nostro cervello purtroppo non è abile quanto il ragno e spesso noi usiamo le parole a vanvera facendo violenza alla lingua o agiamo in un determinato modo influenzati da certe parole e la pubblicità ci fa da padrona. Non ci credete? Allora perché mai nei menù dei ristoranti viene proposta l'anatra selvaggia in crema di mais e non l'anatra selvatica con la polenta? ;-)

lunedì 19 marzo 2012

I racconti

Praticamente era da mercoledì che non facevo un pasto degno del nome e il mio peso iniziava a calare sensibilmente. Non ero a dieta: non sono così sciocca da credere nel digiuno come soluzione ai chili di troppo; ero semplicemente al verde. Le poche lire che avevo le avevo investite in un paio di libri e un regalo e ora potevo trascorrere le ore leggendo, ma a stomaco vuoto. Qualcuno potrebbe avere da obiettare sulla mia scelta, ma anche l'anima ha bisogno di nutrimento e quelli erano tempi in cui la mia anima aveva più fame della mia carne.
Sfogliai un'altra pagina, poi un'altra e un'altra e poi accadde: le mie mani si fecero diafane e le unghie cianotiche, il mio peso calò e calò, io mi affinai e allungai e in men che non si dica mi trasformai in un elegante filo blu d'inchiostro sulla pagina d'un libro.
Non lo avreste mai detto eppure è anche così che nascono i racconti:
si legge
si legge
dimentichi di tutto il resto
e alla fine anche noi diventiamo un racconto
spesso neanche di qualità.

giovedì 15 marzo 2012

Materia informe, mancanza di volontà e sproloqui

A volte i pensieri restano inerti per anni, poi qualcosa li smuove e iniziano a delinearsi, ma son rimasti fermi per così tanto tempo che ora appaiono come una massa nebulosa e informe che difficilmente si riesce ad esporre a parole; ma un po' alla volta impariamo a riconoscerne i lineamenti e così possiamo iniziare a metterli insieme, una parola dopo l'altra. E' quando avviene questo che mi rendo conto che le parole non servono per pensare, ma aiutano, perché solo mettendo il pensiero in parole riesco a definirne meglio le caratteristiche, a coglierne falle e punti di forza. Ecco perché tengo un blog, per riordinare i miei pensieri in parole.

Fatta questa premessa inizierò qui di seguito ad esporre un pensiero che è ancora in divenire, motivo per cui le mie parole saranno forse poco comprensibili per i più e forse anche per me.

Avete mai pensato che a volte le persone sono terribilmente sollevate di non poter fare ciò che dicono di desiderare più della loro stessa vita?
Mi spiego: io vado in giro a dire che se potessi fare questo e quest'altro mondo, lo dico fondamentalmente perché son parole ed è facile pronunciarle, perché so che le cose andrebbero fatte in quel modo e per tutta una serie di motivazioni che sono ben distanti dal mio reale desiderio di agire in un determinato modo.
"Se io potessi farei il sindaco e risistemerei le strade della città!", già, per fortuna che nessuno mi eleggerebbe, lo sapete che rottura di balle far rifare le strade?
"Amore, se potessi ti seguirei ovunque, anche in capo al mondo!" per fortuna ci sono ottimi motivi per far sì che io non ti segua se tu dovessi decidere di andare a fare il missionario in una landa desolata dell'Africa dove ci sono sparatorie e linciaggio un giorno sì e l'altro anche.

Voglio dire: a parlere siamo bravi tutti, ma a muoversi... beh, quello è una faticata! E spesso fa anche paura.
Allora che facciamo? Parliamo e parliamo e poi malediciamo il mondo e questo e quello per non aver potuto fare ciò che di certo solo le condizioni avverse ci hanno impedito di fare!

Ma non prendiamoci in giro: se non lo facciamo in linea di massima è perché non lo vogliamo fare: io per prima.

mercoledì 14 marzo 2012

La deposizione

Veronica era abilissima a travisare la realtà e a riraccontarla mettendo l'accento su ciò che più le conveniva. Era da quando era bambina che lo faceva e lo faceva così bene che a un certo punto della sua esistenza si era persino persuasa che sarebbe bastato raccontarsi determinate favole con abbastanza convinzione per vederle diventare vere; così, con una volontà che non avrebbe avuto nulla da invidiare a quella dei superuomini nietzeschiani, aveva iniziato a dirsi che la sua vita era dura per colpa degli altri, che ciò che si era conquistata (e lo aveva fatto da sola) era il meglio che si potesse avere e che non esisteva nessuna migliore di lei.

Forse fu per questo che tutto avvenne senza che nessuno se ne rendesse veramente conto, forse fu perché certe cose la gente non vuole davvero vederle.

:-Cos'è successo di preciso?- le chiese il poliziotto attendendo l'arrivo della psichiatra come era previsto dal regolamento, la donna gli rispose con un attimo di ritardo di troppo, lo sguardo perso a fissare dettagli insignificanti sul calendario alle sue spalle
:-E' stata tutta colpa mia, mi sono di certo meritata tutto questo-
l'agente Nicoli si strofinò il mento con il palmo della mano accingendosi ad ascoltare; la lunga esperienza gli aveva insegnato che esistono due tipi di persone: quelle tubetto di dentifricio che, quasi si vergognassero, dovevano essere invogliate ad esporre i fatti e quelle a tappo di lavandino che una volta avviate non si fermavano più fino a che non avevano svuotato, spesso in modo disordinato, il sacco dei ricordi. La donna che si torceva nervosamente le mani dinnanzi a lui tremando come una foglia apparteneva alla seconda categoria,  il poliziotto lo capì, guardò l'orologio e si consolò riflettendo sul fatto che in quell'afoso pomeriggio estivo non c'era poi molto lavoro da sbrigare e questo lo avrebbe aiutato a far passare il turno.
:-Mi dica, mi racconti tutto dal principio- la incoraggiò quindi mentre con la matita picchiettava minuscoli puntini sul block notes
:-Come le dicevo, è stata tutta colpa mia, ma io non volevo sa, non volevo proprio farlo arrabbiare, credo che sia perché ho insistito per andarlo a trovare, per poter stare con lui, sa? Viviamo in un mondo malato e chi è buono spesso non ha quel che si merita, mentre chi se ne frega di tutto e tutti e si preoccupa solo dei fatti suoi ha tutto, prenda il mio ex, per esempio, io vivo solo per i miei figli sa... io non lo so, ma sono una buona madre, di quelle come non ce ne sono più, come una volta, che vivono solo per i figli, non me ne vergogno sa, di non lavorare...
:-Signora, la prego, vada con ordine e racconti i fatti, solo i fatti, va bene?-
:-Certo agente, le dicevo che io sono una donna sola, il mio ex mi ha lasciata per una sciacquetta da niente e così mi son ritrovata sola con i miei due figli, non voglio dire che il mio ex sia una persona cattiva, ma egoista sì, e molto. Così mi ha lasciato con questi due bambini e 1.200 euro di mantenimento mensile, ma capirà, è dura, devo pagarmi l'affitto le bollette e poi mangiare e vestrimi e i soldi non bastano mai. Io sono casalinga, o come preferisco dire io "mamma a tempo pieno" e i miei figli lo sanno e di certo mi amano molto per questo, stravedono anche per il padre, ma mi vogliono un gran bene e io sono contenta che amino anche il padre, però sarebbe più giusto che amassero me, non crede? Giusto, perché sono la mamma... e insomma, non ho un lavoro ma lo sto cercando e non avevo nemmeno un compagno, ma quello poi l'ho trovato. Un calciatore, sa? Era già promettente da ragazzino quando eravamo vicini di casa, oggi poi, è proprio bravo! Gioca nel Genoa, come riserva, certo, ma vuol mettere la soddisfazione? C'è gente che ci prova per tutta la vita senza riuscirci e lui invece ce l'ha fatta! Le dicevo, mi sono trovata questo nuovo compagno, un gran brav'uomo, almeno sino ad oggi, poi però è successo il fattaccio, cioè, non è la prima volta in realtà, ma come le dicevo penso che me lo sono meritata. Era tanto che non ci vedevamo, lui era sempre impegnato le volte che il mio ex veniva a prendere i bambini e poi lui era in ritiro e allora gli ho detto che volevo vederlo e lui ha detto che non poteva, allora gli ho detto che sarei andata io da lui a Verbania, dove c'era il ritiro. Lei lo sa dov'è Verbania? E' molto bella e molto romantica, volevo un po' di tempo con lui, ma lui mi ha detto di no, che doveva stare tutto il tempo con la squadra. Io sono andata lo stesso, ho prenotato una doppia in un albergo stupendo, in riva al lago, ero così eccitata all'idea di trascorrere un po' di tempo col mio uomo! Ma lui si è arrabbiato. Si è arrabbiato molto. Ma vede... è colpa mia!-
La donna si coprì gli occhi gemendo in modo penoso, l'agente provò a confortarla posandole una mano sulla spalla, ma spasmi di dolore la scossero tutta, poi ricomponendosi e asciugandosi il volto fra un gemito e l'altro lei riprese
:-E' stata colpa mia, dovevo capirlo che la squadra viene prima di tutto, invece no, non l'ho ascoltato e lui mi ha punita, ma ha fatto bene, sa? Solo che poi ho pensato ai miei bambini e ho avuto paura per loro, perché io posso anche tollerarli i pugni e le cinghiate, ma loro no... quando mi picchia usa la cintura dal lato della fibbia, è per qeusto che mi ha lasciato questa cicatrice qui sull'occhio... si vede o c'è il sangue sopra?-
chiese mostrando agli occhi pieni di compassione del poliziotto la tempia destra, ma non attese risposta e continuò
:-Mi picchia ormai da mesi, questa sera mi ha anche sfregiato il viso col coltello e io non lo posso più tollerare... lo sa che dopo avermi ridotta così mi ha anche sbattuta fuori dalla sua camera? Lo sa?-
:-La sua camera?-, chiese il poliziotto, -ma i fatti non si erano svolti nella matrimoniale che lei aveva prenotato?-
:-No agente, perché lui non era venuto e così io sono andata da lui e l'ho trovato a cena con quella donna...-
:-A cena in camera?-
:-No, al ristorante e allora l'ho aspettato davanti alla porta della sua camera e lui è arrivato con la donna ed è successo li tutto quanto!-
:-Benissimo-, disse il poliziotto, -allora abbiamo una testimone-
Proprio in quel momento Francesca. la psichiatra del dipartimento, entrò in ufficio bussando delicatamente a lato della porta aperta, era bassa, minuta e nelle mani reggeva una tazza di caffé del bar di fronte, il poliziotto la salutò con educazione facendole cennò di accomodarsi, lei ricambiò il saluto con educazione e disse
:-Agente Nicoli forse è meglio se lei si beve questo caffé scrivendo una bella deposizione mentre io vado di là con la signora a parlare, credo sia meglio risolvere certe faccende fra donne, non crede?-
Aveva una voce pacata e rassicurante e il poliziotto fu felice che fosse arrivata una persona più competente di lui per gestire la situazione, per cui annuì e lasciò che le donne si allontanassero.
Guardò Veronica muoversi zoppicando mentre teneva le scarpe in mano, le sue spalle magrissime che sussultavano, prese il foglio del block notes dove aveva preso qualche appunto distratto, lo strappò, lo appallottolò e lo gettò verso il cestino centrandolo con perizia
:-Cosa voleva quella?- chiese l'agente Monica affacciandosi nel suo studio rumorosa e vivace come sempre
:-Voleva sporgere una denuncia per percosse- rispose Nicoli lieto della presenza della collega
:-Ma se non aveva un graffio!
:-Già, ma era persino convinta di essere stata sfregiata- replicò lui chiudendo la discussione.

Veronica era abilissima a travisare la realtà e a riraccontarla mettendo l'accento su ciò che più le conveniva. Era da quando era bambina che lo faceva e lo faceva così bene che a un certo punto della sua esistenza si era persino persuasa che sarebbe bastato raccontarsi determinate favole con abbastanza convinzione per vederle diventare vere, noi non vediamo le cicatrici sul suo volto, ma lei, ogni volta che si specchia sì e non trascorre notte senza che si alzi urlando al ricordo delle violenze subite.
Per quel che si poté constatare la donna non aveva avuto nessuna relazione degna di nota con nessuno dopo che il marito l'aveva lasciata, era solo uscita a cena con un vecchio compagno d'infanzia, lo stesso che aveva iniziato ad assillare convinta di esserne la compagna, lo stesso accusato ingiustamente di violenza e percosse.

Non complichiamoci la vita!!!

Io non lo so com'è, ma se qualcuno non è molto abile in un determinato ambito pare voglia coprirsi di ridicolo facendo le cose più complicate.
Non sai mettere soggetto verbo e predicato in fila senza pensarci? Beh, allora evita di lanciarti nella costruzione di complessi costrutti aulici con risultati che si collocano fra lo sconforto e la comicità.
Non hai idea di come si faccia un uovo sodo? Allora è il caso di accantonare l'idea di una cena a base di aragosta e impegnarsi per vedere come si prepara una pasta all'amatriciana!
Infatti, forse scivolerò nell'ovvio, se non si sanno fare le cose semplici quelle complicate non possono venire bene.
Imbranati di tutto il mondo prendete atto del vostro limite e provate a superarlo un passetto alla volta, gradatamente, non in un unico balzo!
Comunque mi sono interrogata a lungo sul perché di questi comportamenti e alla fine sono arrivata a pensare che le ragioni possano essere molteplic, eccone alcune:
  • non ci si rende conto della propria limitatezza in un determinato ambito e si attribuiscono i fallimenti alla sbadataggine temporanea o a una serie di sfortunati eventi o a qualcos'altro che comunque non ha a che fare con le nostre abilità
  • si reputa che è meglio fare una figuraccia sbagliando un qualcosa di complicato che qualcosa di semplice
  • si pensa di essere bravissimi e che non si è sbagliato, ma son gli altri a non aver capito
...

lunedì 12 marzo 2012

vi consiglio un blog

E' strano a volte come si trovino in internet persone che ci sono completamente affini nonostante l'assoluta mancanza di contatti. A me è capitato quando sono incappata nel blog di Barbara che è simpatica allegra e soprattutto legge un sacco di libri che sono piaciuti anche a me e li recensisce con una pazienza che io non ho.
Oddio, forse recensisce non è la parola giusta, perché lei si limita a parlarcene come farebbe a degli amici, ma Barbara ha un dono: quando ti descrive i libri che le sono piaciuti riesce ad incuriosire e mette addosso una gran voglia di leggere e questo spesso le recensioni non riescono a farlo!
Ecco perché oggi vi invito ad andare da lei e a leggere qua e là; è un blog "stravalido" come direbbero in certe parti del ferrarese e se andrete non ve ne pentirete :-)

A voi il link:  4ciaccole

domenica 11 marzo 2012

Tu non sei un buon amico

Tu, che cerchi di impormi la tua idea, non sei un buon amico.
E' un buon amico colui che discute con me e nel rispetto mi contrasta con argomentazioni espresse nel reciproco rispetto, non chi vuole sovrapporre il suo credo al mio.

Tu, che non accetti il mio operato, non sei un buon amico.
E' un buon amico colui che anche disapprovando il mio operato lo accetterà, nel senso che lascerà che io proceda per la mia strada anche commettendo errori.

Tu, che mi vuoi modellare a tua immagine e somiglianza (o a qualsiasi altra immagine e somiglianza),non sei un buon amico.
E' un buon amico colui che sa sempre che si è persone distinte e mi vuol bene perché sono io, non perché spera di trasformarmi in qualcos'altro.

venerdì 9 marzo 2012

Blog per adulti

Da quando ho segnalato "tenersi un uomo" come blog per adulti ricevo più visite... quasi quasi trasformo anche questo in un blog per adulti :-D

Certo la cosa dà da pensare e parecchio...


P.S.
"tenersi un uomo" non ha contenuti scabrosi, ma ci possono capitare accenni al sesso, ecco perché l'etichetta "per adulti", sono certa che molti altri blog non per adulti contengono riferimenti molto più espliciti dei miei e magari anche più volgari... io non sono volgare a la fin de la fiera, solo esplicita.

Autoritratto non convenzionale di una tartarugola

Io sono una specie in via d'estinzione, non nel senso che vivo in una strada che si chiama "d'estinzione", ma nel senso che gente che usa il cervello ce n'è sempre meno.
Io leggo, non guardo la TV, ascolto chi mi parla.
Io sono troppo di tante cose per essere socialmente accettabile:
i miei occhi sono troppo belli, la mia testa troppo funzionante, le mie convinzioni troppo ferme, la mia cultura troppo fuori dalle righe: manchevole di certe cose e ricca di altre -mai quelle che dovrebbero essere-.
Per continuare con i troppo: la mia lingua è troppo lunga e il mio spirito troppo acido -come si direbbe dalle mie parti ho "una lingua che taglia e cuce"- e i miei occhi, nonostante la miopia, vedono troppo, troppo lontano.
A peggiorare la situazione c'è il fatto che ho una testa pensante, ma sono carina, so truccarmi meglio di tante che si atteggiano a gran signore e sempre meglio di loro so stare alle regole del loro mondo vuoto e vacuo. E riguardo alle loro regole sono io che decido consapevolmente quando rispettarle e quando no. Non esiste regola che io abbia remore ad infrangere se non fa parte del mio personale codice di comportamento etico a cui mi attengo con una rigidità da bacchettona: IO non cambio mai le regole a mio piacimento,  anche quando ci rimetto. Quel che è valido per gli altri lo è anche per me e vice versa, non esistono due pesi e due misure.
In molti pensano che io sia dura e spietata -sì, anche spietata mi hanno definita-, ma i bambini, tutti, mi ammirano e mi vogliono bene perché sanno che sono sempre coerente e giusta e questo vorrà pur dire qualcosa.
Amo cucinare, odio pulire il bagno, ma faccio entrambe le cose perché odio ancora più usare un bagno che non è bello pulito.
Odio anche riordinare, mi pare che l'ordine soffochi la mente e la creatività, per cui, siccome il disordine non mi disturba, tendo a non riordinare un granché e di conseguenza la mia casa è sempre caotica e questa è una cosa su cui probabilmente le varie signore hanno da spettegolare parecchio. Se devo essere sincera la cosa mi fa piacere, non trovo sia giusto apparire come impeccabili, rende antipatici.
Conosco molta gente. Ho pochi amici. I miei amici ucciderebbero per me se glielo chiedessi.


giovedì 8 marzo 2012

In cucina...

Ebbene sì, adoro cucinare, sarà anche per questo che resto un po' abbondante, ma che ci volete fare? La vita è una sola (oddio, si ipotizzano tante altre vite, ma una è quella certa), per cui non mi va di sprecarla stando perennemente a dieta!
Quindi oggi cucinerò un bel pollo al curry.
Lo mangerò a cena, ma dovrò iniziare a prepararlo ora perché la carne deve marinare nella salsa di jogurt bianco non zuccherato e curry fino a stasera (così la carne si farà tenera e saporita!!! Slurp!!!) lo cucinerò perché mi piace, perché è un atto creativo e perché nulla come la cucina ci insegna a relazionarci con noi  e con gli altri.

Cucinare ci insegna la pazienza, la costanza, la creatività, l'impegno. Ci insegna che è necessario rispettare delle regole per raggiungere un determinato risultato, ma allo stesso tempo ci insegna che è solo infrangendo quelle regole che si può ottenere qualcosa di sorprendentemente buono (o cattivo); ci insegna a non scordare nemmeno il più piccolo degli elementi, ma anche che in assenza di un condimento se ne può utilizzare un altro senza per questo rendere il piatto meno saporito; ci insegna che tutto è importante per la riuscita, ma nulla indispensabile; ci insegna a orchestrare tanti costituenti diversi armonizzandoli e soprattutto ci insegna che a partire da una manciata di sapori è possibile creare un'infinità di ricette tutte differenti.
E' così che funziona la vita, chiunque cucini inizia a prenderne coscienza e a far suoi questi insegnamenti, per cui cucinate e insegnate a cucinare, è un grande atto d'amore che farete :-)

mercoledì 7 marzo 2012

Risvegli

Non è sempre bello svegliarsi.
Se stavi facendo un bel sogno...
Se sotto le coperte c'era un bel teporino...
Se avevi ancora tanto sonno...
Non è per niente bello svegliarsi, proprio per niente, eppure la sveglia suona o ci chiamano o succede qualcosa e noi ci svegliamo. Anche se non è bello.

E così anche questa mattina, un'altra mattina ancora, ci svegliamo e iniziamo a vivere e anche se la nostra vita è più grigia dei sogni, anche se è meno confortevole del tepore del letto, anche se è più stressante del sonno è la nostra vita ed è autentica ed è vera e noi la viviamo.

Noi non ci accontentiamo di ripeterci cazzate nella testa sperando che si avverino, noi non ci rincoglioniamo inseguendo sogni vacui; noi viviamo e combattiamo per realizzarli, i nostri sogni, e ci sporchiamo le mani ogni giorno e facciamo cazzate, ci arrabbiamo, stiamo male, piangiamo, ma almeno viviamo.

Chi continua a dormire invece no.

...


Noi: i risvegliati in un mondo dormiente.

martedì 6 marzo 2012

Solitudine

Tutti prima o poi sperimentano la solitudine.
C'è chi lo fa per scelta e chi lo fa perché gli capita, ma è un esperienza che accomuna tutto il genere umano ed è bene trarrne i giusti insegnamenti.
C'è un'espressione "si nasce soli e si muore soli", credo che stia a indicare il fatto che malgrado noi si sia animali sociali, e duque strettamente vincolati agli altri, nei momenti più importanti della nostra vita dobbiamo cavarcela facendo affidamento unicamente sulle nostre forze.
Ecco perché è importante sperimentare la solitudine e cercare nella solitudine quel contatto prezioso con la nostra interiorità che ci sosterrà quando necessariamente dovremo farcela da soli.
I neonati devono imparare a percepirsi come entità distinte dalla madre (o da chi li accudisce), noi dobbiamo imparare a percepirci come entità autosufficienti, dobbiamo imparare a volerci bene nel senso più profondo, dobbiamo dialogare con noi stessi, prenderci i nostri spazi, senza timore di restare soli, perché in ogni momento avremo il nostro io interiore su cui poter contare. Crescere è anche questo, è la capacità di prenderci cura di noi anche se non c'è nessun altro e in questo senso la solitudine (temporanea, ricercata, emancipata o semplicemente capitata) non può farci che bene.

domenica 4 marzo 2012

La verità è che non ce la faccio proprio ad essere azzurra quando sto vicino ai miei genitori.
Mi innervosisce sentire la loro costante preoccupazione e disapprovazione. Avverto sotto la superficie amorevole che sono scontenti di me, delle mie scelte e quindi mi innervosisco e vorrei urlare che io invece sono contentissima di me e delle mie scelte, ma so che le mie urla resterebbero inascoltate e poiché un albero che cade senza essere visto in realtà non è caduto, taccio.


Errando vado

Una fucina di sbagli 
mi forgia errore dopo errore
Solo io col mio errare
procedendo da ognuno apprendo

giovedì 1 marzo 2012

Logica, retorica, estetica

Trovo che nella vita ci sia bisogno di apprendere tre materie che purtropo a scuola nessuno insegna più: logica, retorica ed estetica. Nessuno lo fa ed è un vero peccato.

Perché insegnare la logica?
Perché permetterebbe a molte persone di iniziare a far funzionare il cervello in modo coerente. Eviteremmo in tal modo di scontrarci con l'ottusità di certi impiegati e burocrati (non tutti per fortuna), potremmo ragionare certi che il nostro interlocutore segua il nostro percorso mentale e potremmo ipotizzare che le scelte fatte abbiano un loro fondamento logico e che qualora questo mancasse, facendolo notare si possa ottenere un cambiamento di rotta.
In un mondo dove la logica fosse più rigorosa i napoletani non riufiuterebbero più di avere discariche perché capirebbero che senza le discariche la spazzatura finirebbe nelle strade e davanti le scuole, il che è peggio, la spazzatura non verrebbe più bruciata perché capirebbero che se la si brucia si liberano sostanze tossiche nell'aria e poiché noi respiriamo ciò non è bene, ecc... i leghisti invece capirebbero che un'eccessiva chiusura al diverso non è attuabile in una società multietnica (come sta diventando la nostra) e si adopererebbero per un'integrazione intelligente, dove gli immigrati operosi sarebbero integrati in modo corretto nel sistema lavorativo italiano e quelli delinquenti verrebbero sbattuti in carcere e mandati a casa (insomma, quel che ora molti leghisti vorrebbero fare con tutti gli immigrati). Inoltre al nord e al sud i lavori verrebbero svolti in modo organizzato, si sarebbe più efficienti, ecc...

Perché insegnare la retorica?
Perché anche se la logica permette di mettere ordine nei pensieri è giusto avere un buon mezzo per esporli. Si deve apprendere il modo corretto di esporre un'idea, di difenderla, di pubblicizzarla. Sì, di pubblicizzarla, perché se io credo in una determinata idea voglio che anche altri mi seguano, allora è bene che io sappia metterne in rilievo gli aspetti positivi. La retorica permetterebbe di evitare le risse verbali che si vedono in TV dove ognuno salta sopra agli altri senza nemmeno lasciar loro concludere un pensiero perché la retorica prevede che si contesti DOPO aver ascoltato, smontando il pensiero dell'avversario! La retorica contribuirebbe anche allo sviluppo di pensieri migliori, perché la corretta esposizione del mio punto di vista e di quello di chi la pensa differentemente da me permetterebbe a chi ascolta di sviluppare idee intermedie che sfruttano i punti forti di entrambe le posizioni.

Perché insegnare l'estetica?
Perché la ricerca del bello è insita nella natura umana e vivere nell'assenza di bello ci degrada. Abbiamo bisogno di vivere in ambienti stimolanti, dobbiamo imparare ad apprezzare un buon cibo, un bel film, una poesia commovente, una musica armoniosa, un quadro, un oggetto di arredamento, un corpo belli. Dobbiamo imparare a riconoscere il bello dal non bello, perché solo questa distinzione ci farà capire cosa val la pena di inseguire e cosa no, quali modelli sono dettati dalla moda e quali dall'estetica. L'estetica a modo suo ci renderebbe liberi e migliori, senza contare che la contemplazione del bello e il suo riconoscimento apre la mente e l'anima. Come il nostro cervello ha bisogno di logica per funzionare a dovere, così ha bisogno di creatività per inventare nuove forme e lo studio dell'estetica ci può aiutare anche a sviluppare la creatività perché strettamente legato al lato creativo che è presente in tutti noi.

mercoledì 29 febbraio 2012

Consiglio per la lettura

Precious Ramotswe non esiste nella realtà, è un personaggio di fantasia e mi spiace perché anche se è testarda, talvolta ingenua e un po' prepotente è una donna buona, generosa ma soprattutto si sa accettare per quello che è. Le dispiace essere di "corporatura tradizionale" (leggete grassa), ma non rinuncia a una bella fetta di torta alla frutta, si intestardisce e si arrabbia, come tutte noi, affronta le difficoltà della vita con la serenità che le riesce e si dispiace o gioisce quando le viene. Di fronte a certe scelte rimane allibita, non può evitare di essere un po' severa in certe riflessioni sul comportamento dei giovani, assumendo un aria da donna saggia ed esperta del mondo che ai miei occhi la rende un po' buffa, ma è vera, è autentica ed è buona.

Precious non esiste nella realtà, ma nei libri di Alexander Mccall Smith sì, e io vi consiglio di leggerli, sono scorrevoli e divertenti, pervasi da una vena di ironia e da tanta tanta umanità che si manifesta in ognuno dei tanti personaggi che popolano le pagine di questa serie e a cui vi affezionerete ogni giorno di più.

Per chi volesse partire il titolo inglese del primo è "The No.1 Ladies' Detective Agency", in italiano deve essere rimasto uguale ma purtroppo non ho il libro sotto mano e non posso confermarvelo

martedì 28 febbraio 2012

Storia della principessa cieca e di come tornò a vedere

C'era una volta, in un tempo molto lontano un re sposato con una regina.
Sapete bambini, in quei tempi lontani non tutti i re amavano le regine, perché spesso erano i genitori a decidere con chi far sposare i loro figli, ma questo re e questa regina erano fortunati e sin da bambini si erano subito amati moltissimo, le loro nozze così erano state piene di gioia e presto benedette dalla nascita di una bellissima principessina che chiamarono Nenè.
Aveva capelli dorati e guance rosee, aveva le labbra che sembravano riccioli di petali di rosa, ma non apriva gli occhi.
Il re chiamò a corte tutti i medici e gli stregoni, ma nessuno riusciva a spiegarsi questo fatto
:-Forse aprirà gli occhi dopo quattro settimane come fanno i cagnolini- provò a dire alla fine un veterinario che era passato per visitare i cavalli nella stalla reale e nella foga di avere una risposta era stato portato anche lui davanti a re e alla regina. La risposta non era convincente, ma visto che unguneti medici e pozioni magiche non avevano funzionato, il re e la regina si risolsero ad aspettare.
Passarono quattro settimane, ma la principessina gli occhi non li apriva.
Intanto la bambina cresceva, bella e sana, giocava con gli altri bambini e si muoveva per il castello con una perizia tale che pareva ci vedesse, eppure i suoi occhi erano e restavano chiusi.
La regina dopo 7 anni si era rassegnata,  ma il re non demordeva e cercava in tutti i modi di far arire gli occhi alla bambina, se non altro per vederne il colore! Cercò di incuriosirla facendo chiamare saltimbachi e giocolieri, ma la bambina rideva ad occhi chiusi, cercò di farle intuire i vantaggi del vedere, le parlò dei colori dei fiori, della luminosità del sole, ma Nenè replicava descrivendo con perizia il profumo dei fiori e il calore del sole
:-Caro padre,-, gli diceva, -le cose che tu dici sono certo giuste, ma è molto bello il mondo anche così come lo percepisco io e io ho un olfatto e un tatto molto più sviluppati dei vostri, anche il mio udito è finissimo e mi piace tenere gli occhi chiusi per poter meglio ascoltare le conversazioni delle farfalle-
Insomma, non c'era verso e intanto gli anni passavano e la pricipessa ormai si faceva grande e sempre più bella.
Quando la principessa compì sedici anni avvenne un fatto terribile: il regno vicino attaccò il suo regno e così lei non sentì più i canti del popolo, ma i pianti delle madri e delle mogli che vedevano i figli partire per la guerra, e dopo un po' non annusò più il profumo dei fiori e delle prelibatezze che il cuoco di corte amava preparare per lei, ma solo una puzza di bruciato e di polvere da sparo e la sua pelle non venne più accarezzata dai tiepidi raggi del sole, perché una coltre di polvere si era addensata in grigi nuvoloni senza pioggia che toglievano a tutti la voglia di vivere. La sua bocca ora sentiva solo il sapore delle lacrime calde e salate che piangeva pensando alla tristezza della guerra e al suo popolo, fu così che prese una decisione, probabilmente la decisione più importante della sua vita. Si vestì col migliore dei suoi abiti e salì su un carro diretto al fronte, lì giunta chiese di essere condotta dai loro nemici e dinnanzi al re nemico si inginocchio e supplicò per la pace
:-Il vostro popolo soffre sicuramente quanto il mio, finiamo questa guerra, troviamo un accordo!-
ma il re non voleva sentire ragioni e rideva della povera Nenè
:-Vi prego, farò qualsiasi cosa voi vogliate purché questa guerra finisca, il mio popolo ha già pianto troppo!-
:-Mi sposeresti anche?- chiese il re
:-Farei qualunque cosa- risposa Nené
ma il re che era malvagio le rise in faccia e disse
:-Sarebbe troppo facile per te essremi moglie, io ti voglio come serva, se tu acconsentirai ad essere mia serva io farò finire questa guerra-
Nenè non aveva mai lavorato in tutta la sua vita, ma pur di far cessare le ostilità acconsentì prontamente
:-Ebbene, se questo è ciò che desiderate io sarò la vostra serva-
E detto questo Nenè mandò a salutare gli amati genitori e si mise al servizio del re nemico.
Il re non si aspettava che la principessa accettasse, lui in realtà voleva continuare la guerra, così, consigliato dalla moglie decise di trattarla male, ma così male che lei se ne andasse, in modo da consentirgli di riprendere la guerra.
Così le fece pulire i bagni, lavare i pavimenti, lavare i panni al fiume e presto le mani di Nenè si rovinarono per il gran lavoro, ma lei non si lamentava mai.
Il re allora la mandò a cucinare e a svolgere tutti i lavori più umili in cucina e col calore e il grasso i bei capelli dorati di Nenè si fecero sporchi e appiccicosi, ma Nenè non si lamentò mai.
La regina nemica per aiutare il marito ordinò che non le si desse più da mangiare, che dormisse sul nudo pavimento, ma Nenè raccimolando tozzi di pane avanzati e raccogliendo bacché nel bosco sopravviveva senza un lamento.
In questo modo passarono tre anni e il re indispettito disse
:-Basta, questa testarda non si arrenderà mai! Anche se ho promesso me ne frego e la guerra la ricomincio lo stesso!-
Era un gesto gravissimo da parte di un re, ma quel re, lo abbiamo ben capito, era malvagio e così faceva molte cose sbagliate e malvage.
Ecco allora che ricominciò la guerra. Come Nenè lo venne a sapere si arrabbiò molto
:-Re, io avevo la vostra parola-
gli disse, ma lui ordinò che quella piccola importuna venisse portata via, allora Nenè, davvero arrabiata aprì gli occhi, ed erano così luminosi e profondi che i soldati si inginocchiarono davanti a lei, ed erano così fiammeggianti di giusta ira che il re e la regina tremarono, ed erano così belli che il principe se ne innamorò
:-Sposami,-, le disse, -io diverrò re e non si farà più la guerra al tuo regno!-
:-Mai!-, rispose Nenè, -tu eri presente quando mi affamavano, maltrattavano e trattavano come una serva e non hai mosso un dito, tu eri presente quando decidevano per la guerra nonostante io avessi mantenuto la mia parola e non hai detto nulla, tu sei colpevole quanto loro e della tua parola io non mi fido, così come non mi fido più di loro!-
I soldati assentirono in silenzio, ben sapevano che il principe come il re e la regina non manteneva mai la parola data
:-Io vi ho offerto la mia persona, la mia bellezza, i miei servigi e voi su tutto questo avete sputato, io volevo salvare i nostri popoli dalla miseria della guerra e voi non avete apprezzato il mio sacrificio e quello dei miei genitori che in questi tre anni non ho mai visto e di certo hanno molto sofferto, voi non siete degni di essere regnanti! Soldati catturateli!-
I soldati sentendo queste parole e vinti dal magnetismo dello sguardo della principessa e dalla sua forza d'animo catturarono il re, la regina e il principe.
Nenè invece venne presa e portata in trionfo perché aveva evitato la guerra e tutti ne erano felici, le serve la lavarono, le pettinarono i capelli e la ricoprirono di unguenti affinché tornasse alla bellezza di un tempo, la vestirono di sete preziose e mandarono a chiamare i suoi genitori affinché vedessero com'era bella la loro figlia.
Quando i genitori di Nenè arrivarono non credevano ai loro occhi, la loro piccina era una giovane donna amata da tutti e soprattutto aveva gli occhi aperti
:-Madre, padre, i prima non vedevo, ma ora ho imparato- disse loro Nenè abbracciandoli, ora sono regina e devo amministrare questo regno, ma potete venirmi a trovare tutte le volte che vorrete
:-C'è anche un re?- si informò la regina che già sognava tanti nipotini
:-Non ancora madre, ma sono certa che presto arriverà- rispose Nenè e tutti sorrisero perché sapevano che era giusto che le cose andassero così.

lunedì 27 febbraio 2012

Nessuna pietà, nessun rimorso

Mi ero riproposta di non scrivere più da arrabbiata, purtroppo i miei propositi vengono meno in questo istante.
Sapete cosa c'è? C'è che certe persone si comportano in un modo così fastidioso da lasciarti un'unica parola in bocca "VAFFANCULO".
A volte guardo (anche solo motefaricamente) certe persone e quello che mi chiedo è: "possibile che non si renda conto che non è il centro dell'universo? Che non giriamo tutti attorno a lui/lei? Possibile che abbia un Ego e un'arroganza tanto smisurate da fargli/farle credere che null'altro conta a parte i suoi desideri?"
Freud ci pasteggerebbe con gente del genere, bloccati allo stadio orale, piccoli nell'anima seppur grandi all'anagrafe continuano a nutrire la ferma convinzione che tutti noi ambiamo a soddisfare le loro esigenze a nutrire la loro anima anche a discapito della nostra vita e del nostro bene.
Un amore del genere potrà anche essere quello dei genitori verso i figli, ma non di certo quello di una persona adulta per un'altra persona adulta autosufficiente!

Provo sincera avversione per simili individui parassitari e non resiste nessun tipo di pena. Se io fossi Dio punirei più loro di tanti altri peccatori, ma per loro fortuna io non sono Dio, né (contrariamente a loro) credo di esserlo, per cui il mio sfogo finisce qui, con un ultimo avvertimento per coloro che io inserisco a mio arbitrario giudizio in questa categoria:

io non sono Dio, quindi non posso punirvi, ma non avrete nessuna pietà, quindi non implorate: è tempo perso.

Favola per Sofia e Stefano

C'era una volta in un regno molto lontano una principessa bellissima di nome Sofia, lei viveva nel castello con mamma e papà ed era tanto brava, buona e bella. Aveva un vissetto così carino che tutti s'innamoravano solo a vederla, aveva un carattere così gentile che non si poteva non volerle un gran bene ed era così ben educata che era la gioia di mamma e papà. Il re a la regina erano davvero felici della loro principessina e così decisero che sarebbe stato bello farle avere un fratellino o una sorellina, ecco perché ogni notte pregavano e si abbracciavano stretti sperando che il sogn diventasse realtà.Fu così, durante una di queste notti che la fata dei bambini li esaudì e mise nella pancia della regina un bel principino che diventasse compagno di giochi di Sofia e la difendesse da tutti.
Sembrava tutto perfetto, ma, proprio in quei giorni di gande gioia una perfida strega malvagia vide Sofia e invidiosa della sua bellezza e di quanto era amata la rapì e la mise in una torre incantata fatta tutta di spine, questa torre era poi circondata da un fossato pieno di fiamme che ardevano perennemente e il fossato a sua volta era circondato da un impenetrabile bosco immerso nella nebbia.
Il re e la regina quando a cena non videro arrivare la principessa Sofia subito si preoccuparono e la mandarono a cercare per tutto il palazzo e la città, ma nessuno la trovava, fu solo dopo tre giorni di ricerche che la malvagia strega si presentò a paplazzo e disse "la principessa Sofia è perduta, io l'ho rapita, l'ho messa in un torre di spine, circondata da un fossato di fiamme a sua volta circondato da un bosco di nebbia e mai nessuno la potrà salvare!" e dette queste parole scomparve in una nuvola di fumo verde e puzzolente.
Il re però non si arrese e disse che avrebbe dato in sposa sua figlia a colui che l'avrebbe salvata, fu così che tutti i principi iniziarono a cercare la bella Sofia, ma nessuno di loro fece ritorno e ben presto fu evidente che la principessa non avrebbe più corso e cantato per le stanze del castello.
Il re e la regina erano disperati, la regina era così disperata che il principino nacque un po' in anticipo e un po' alla volta un velo nero di tristezza calò sul castello e nemmeno i risolini e gli urletti gioiosi del principino Stefano poterono nulla.
Quando il principino compì sette anni, mentre giocava per il castello si accorse che c'era una porta che non aveva mai aperto, siccome come tuti i bambini era curioso l'aprì e passò oltre per trovarsi in una stanza buia. Il principino Stefano, che non aveva paura di quasi niente allora corse fino alle finestre e scostò le tende, fu così che si trovò davanti una cameretta da bambina tutta piena di splendidi giocattoli e con attaccato alla parete un immenso quadro che ritraeva i suoi genitori abbracciati alla più bella bambina che potesse esistere. Stefano sentì che voleva un gran bene a quella bambina e subito corse dalla mamma a chiederle chi fosse, ma la mamma era ancora così triste per aver perso Sofia (anche se erano passati ormai sette lunghissimi anni) che non gli rispose e si chiuse in camera sua a piangere. Il principino non aveva mai visto la mamma piangere e rimase turbato, fu in quel momento che una vecchia serva lo vide e gli disse: "Vieni e ti racconterò tutto". Stefano andò e la serva gli disse della grande disgrazia che aveva colpito la sua amata sorella maggiore.
Stefano disse subito: "Ma è terribile, io devo salvarla, anche se sono solo un bambino!"
Allora la vecchia serva gli disse : "Metteresti anche a rischio la tua vita per riportare a casa tua sorella?"
E Stefano rispose subito: "Per portare a casa mia sorella e far tornar il sorriso sulle labbra dei miei genitori io farei qualunque cosa"
Allora la vecchia serva che in realtà era una fatina buona fece cadere l'incantesimo che la faceva apparire brutta e gobba e si manifestò in tutta la sua bellezza e gli disse
: "Prendi questo, è un filtro magico che ti farà diventare adulto, ma solo per tre giorni, se in questo arco di tempo troverai tua sorella e la riporterai a palazzo tutto andrà bene e tornerai bambino, ma se fallirai morirai!".
Stefano aveva un po' paura, ma ora che conosceva la verità non poteva lasciare sua sorella nell'orribile torre nemmeno per un altro attimo, così bevve tutta la pozione e divenne un bellissimo principe.
Subito Stefano corse alle stalle e montò sul cavallo più veloce che c'era e si mise a galoppare verso oriente, dove sapeva si trovava il luogo incantato dove sua sorella era rinchiusa. Dopo un giorno e una notte di viaggio giunse in prossimità del bosco di nebbia e senza nemmeno riposare si getto nel bosco. Bastarono pochi metri a fargli capire che doveva abbandonare il suo bel cavallo, allora lo lasciò e gli disse: "Torna a casa, fa sapere a mamma e papà che sto bene e che tornerò con Sofia, io farò anche senza di te", quindi iniziò ad avanzare a fatica nell'intrico di rami e cespugli lascindo qua e là dei segni per ritrovare la strada del ritorno, ma dopo tutto un giorno non aveva ancora trovato la torre e così si mise a piangere: "Sorella mia, io volevo salvarti, ma mi son perso e ora moriremo entrambi!" fu allora che gli parve di udire un canto dolcissimo e si mise a seguirlo e seguirlo fino a giungere alla torre di spine circondata dal fossato di fiamme. Stefano aveva tanta paura, ma sua sorella era di la dal fuoco e così si getto subito fra le fiamme, ma esse erano toppo calde e subito dovette tornare indietro, vide allora la bambina del ritratto che ora era diventata una bellissima signorina che si affacciava e gli diceva: "Bel principe, finalmente sei venuto a salvarmi, ma non correre rischi inutili, domattima arriveranno i miei amici uccellini e ti farò portare da me in volo. Infatti così accadde e il mattino successivo mille piccole zampette agganciarono Stefano per i capelli, le dita e i vestiti e lo trasportarono in volo sino alla finestra di Sofia facendogli saltare in un colpo solo sia il fossato in fiamme che la torre di spine, il che andò molto bene perché tempi stringevano. Subito Sofia lo corse ad abbracciare e gli chiese: "Come ti chiami bel principe?"
:-Mi chiamo Stefano e sono tuo fratello", rispose lui, "so che dovrei essere più piccolo di te, ma una fatina buona mi ha dato un filtro magico per farmi crescere e venir a salvarti, presto andiamo che ho poco tempo, se non usciamo dal bosco entro la fine della notte io morirò e sento già che le forze mi stanno abbandonando" Detto questo chiese alla sorella di richiamare i suoi amici uccellini e di farli portare oltre il fossato di fiamme e così lei fece.
Arrivati al bosco i due fratelli si misero a seguire i segni lasciati da Stefano a ritroso, ma presto si accorsero che i segni giravano in tondo perché nel corso della notte gli alberi si erano spostati, inoltre più trascorrevano le ore, più l'effetto del filtro veniva meno e Stefano diventava ad ogni istante più piccolo e più debole
: "Sorella,", gli disse allora lui, "penso che morirò, ma sono felice di averti salvata!"
Sofia non conosceva da molto Stefano, ma aveva subito capito che era buono e gentile e non voleva assolutamente che lui morisse, così se lo caricò in spalla e continuò a correre nel bosco incurante dei rami che le graffiavano le braccia ed il viso per arrivare fuori dal bosco e salvare il fratello. Fu proprio grazie al suo altruismo e al suo impegno che lei e Stefano riuscirono ad uscire dal bosco appena in tempo.
Sofia aveva salvato Stefano, ma ora erano entrambi stremati per la fatica e il sonno e di certo non ce l'avrebbero fatta a raggiungere il castello se il bel cavallo di Stefano non avesse condotto sin li il re, la regina e tutta la corte. Vedendo i suoi due figli salvi la regina si mise a piangere di gioia e ad abbracciarli, mente il re disse solo: "Beh, immagino proprio che non li si possa far sposare, sono fratello e sorella!" ma nonostante questo vissero tutti felici e contenti perché nelle famiglie dove c'è amore c'è sempre un lieto fine.

venerdì 24 febbraio 2012

M'illumino d'immenso, m'illumino di meno

Bella la campagna m'illumino di meno che invita i cittadini a risparmiare la corrente elettrica. Credo che faccia bene, soprattutto al portafogli, la qual cosa di questi tempi non può che tornar gradita, ma se volete convincermi che questo salverà l'ambiente non ci credo.

Va bene spegnere le luci di una stanza in cui non ci sta nessuno e mi piace l'idea di staccare dalla corrente il caricabatterie del cellulare, di non lasciare acceso il pc la notte, di organizzare il frigo in modo intelligente e di non lasciarlo aperto inutilmente, va bene fare tutte queste cose e anche molte altre: mettere il coperchio sulle pentole quando si vuol far bollire l'acqua, non tenere la porta di casa aperta chiacchierando con la vicina, arieggiare per 10 minuti e non per 2 ore.
Sono tutte cose che fanno bene al portafogli, ma non particolarmente all'ambiente che soffre dei grandi dispendi energetici industriali piuttosto che delle minuzie che capitano ai consumatori che in realtà sono abbastanza attenti (se non per spirito ambientalistico per fare economia).

Quindi illuminiamoci d'immenso e ammettiamolo tutti insieme: fare queste piccole azioni non ci costa niente, anzi, ci fa risparmiare, ma l'ambiente manco se ne accorge!

giovedì 23 febbraio 2012

Risolto il problema del debito pubblico italiano

Ho risolto il problema del debito pubblico italiano! E senza nemmeno aumentare e tasse!
Direi che solo per questo meriterei il Nobel, ma non sono avida, e il Nobel non mi interessa, mi basta risollevare le sorti del mio Bel Paese (ormai bello sempre più solo di nome).
Non mi prenderò tutti i meriti, perché l'idea è nata da una discussione e la discussione va riportata pari pari, per permettere a tutti di comprendere come la mia idea sia semplice e geniale e sarebbe potuta venire a chiunque.
Premetto che so perfettamente che il canone rai non si chiama più così, ma nella discussione è stato questo il termine adottato, quindi, per fedeltà, vi riporto tutto così com'è stato detto, sgrammaticature ed errori compresi
Tarta avrà chiaramente un bel colorito verdino come la sua pelle, l'interlocutore arancione in modo da non attribuirgli nessun colore politico.
N.B.
Anche il verde di Tarta non è politico, è solo semplice colore naturale che nulla vuole avere a che fare col verdone leghista, qui non si parla di politica, ma di risanare il bilancio per il bene di tutti


:-Hai sentito che adesso il canone rai deve essere pagato da tutti quelli che possiedono un pc e un accesso a internet?-
:-Già... Pazzesco!-
:-In questo modo alcune aziende si trovano una nuova tassa non indifferente!-
:-Ma cosa vogliono? La rivolta armata? Non si rendono conto che fino a che c'è da perdere si sta buoni, ma se non c'è più nulla da perdere si rischia il tutto e per tutto? Vogliono davvero ridurci alla fame?-
:-Mah...-
:-E poi lo streaming funzionasse a dovere! Dal cellulare o con la pennetta non è fruibile e spesso anche con la connessione migliore non va a dovere... insomma, non è un servizio per cui si può pretendere il pagamento!-
:-Se fossero onesti dovrebbero schermare le loro trasmissioni e far pagare solo a chi vuole vederle-
:-Già!-
:-Ma così fallirebbero in due giorni, chi vuoi che voglia guardarsi i loro programmi? Sono di così bassa qualità che la gente non accetterebbe mai di pagare per qualcosa del genere-
:-Di certo non lo farebbero in molti, comunque è davvero una tassa assurda e ingiusta e dire che deve essere pagata da chi ha potenziale accesso alle trasmissioni TV è pazzesco, non ti lascia nemmeno l'opportunità di dire "io della TV me ne frego, toglietemela, non m'interessa!" E poi a rigor di logica se le cose stanno così perché non far pagare anche a tutti gli italiani che risiedono all'estero? O meglio, a tutte le persone che studiano o hanno studiato italiano?-
:-A questo punto dovresti far pagare tutti perché anche se uno non parla italiano può "godere" di una trasmissione come San Remo dove cantano e di certo in italia ci sono molti che pur non parlando italiano sono tenuti a pagare il canone...-
 :-Già, perché no?-

E a questo punto si è fatta largo l'idea: se diciamo che tutto il mondo deve pagare il canone rai risolviamo il bilancio in un solo anno! E non m'interessa che la Cina obietti che lei la rai non la segue perché ha la grande muraglia informatica che impedisce i contatti con tutto ciò che non è cinese, affari loro! Come si esige che io paghi anche se non seguo le trasmissioni anche loro devono pagare! E non mi interessa nemmeno che i ragazzini brasiliani obiettino che non possiedono pennette per collegarsi: se ci sono accessi internet gratuiti sul territorio è necessario che anche loro paghino perché possono usufruire dei servizi rai. 

Nella perfetta ottica dello Stato italiano che impone tasse e balzelli dalle forme sempre più sorprendenti (a quando il ripristino della tassa sulle finestre?) chiediamo al mondo che ci venga pagata la tassa sul possesso di apparecchi riceventi e risolleveremo le sorti del Bel Paese.



Onde evitare equivoci: per chi non l'avesse capito sono ironica.