mercoledì 11 aprile 2012

istinto o vocazione?

Non c'è sofferenza più grande che percepire di non adempiere alla funzione che si è chiamati a svolgere nel più profondo del nostro essere. Vincent Van Gogh sapeva di essere chiamato a dipingere, aveva mollato tutto e dipingeva e questo anche nei momenti peggiori gli avrà portato una qualche forma di sollievo, da contro chi non asseconda la chiama vive una vita di pura deprivazione interiore. Avere una missione e combattere per portarla a termine è ciò di cui noi abbiamo bisogno. Noi aneliamo a uno scopo ultimo.
Nessun discorso sulla religione, la politica o l'impegno sociale in questo post, infatti se da un lato molte persone perseguono scopi più o meno positivi, ci sono anche serial killer che uccidono per avere un fine ultimo e malgrado io aborra ciò devo riconoscere che anche questo loro gesto può far fronte al bisogno intrinseco di dare una determinata direzione alla propria esistenza. Si tratta solo di una constatazione perciò: noi vogliamo avere uno scopo, perché vivere per vivere pare non bastarci.
E' forse questo che ci contraddistingue dalle bestie? O è solamente un istinto particolarmente complesso simile a quello che spinge gli animali ad accoppiarsi in determinati periodi o a compiere percorsi di migrazione in altri?

2 commenti:

  1. Posso solo portare la testimonianza di me stesso: quello che per Vincent era dipingere, per me è scrivere (e sia chiaro che non lo dico per mettermi al suo livello: anche se fosse, sono affermazioni che non spettano a me... :D)
    Difficile trovare un nome a tutto ciò: vocazione, follia, istinto, talento, dna, destino, scelta più o meno libera, più o meno indotta da altro o da altri? Chissà...

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    1. Comprendo perfettametne ciò che dici, ci sono impellenze improrogabili, quasi si trattsse di un respiro dell'anima, cosa poi siano io non lo so, belle le tue possibili definizioni

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