mercoledì 21 marzo 2012

Perdono

E' lungo, chi non ha tempo o voglia di leggere tutto può guardare solo le parti sottolineate.

Per noi cresciuti in famiglie di stampo cattolico credo sia normale aver sentito parlare spesso e volentieri di perdono: "porgi l'altra guancia", "bisogna perdonare", "impara a sopportare con pazienza e perdona chi ti fa del male" son tutte frasi che più o meno in questa variante ci avranno detto nonni e genitori.
Il problema è che perdonare non è facile e nessuno ci insegna come si fa.

La questione del perdono è lunga e complessa, per partire c'è da chiedersi se sia davvero giusto chiedere a chiccessia di perdonare. Non parlo di perdonare piccoli torti o dispettucci, parlo di perdonare chi ci ha fatto veramente del male,- cose sull'onda dell'adulto che ha molestato un bambino/a-, in questi casi è giusto chiedere alla vittima di perdonare?
Con che coraggio io posso dire a un'amica di perdonare il ragazzo che si è ubriacato e l'ha investita paralizzandola, un padre padrone che l'ha oppressa, una madre che l'ha ricattata psicologicamente per anni per piegarla ai suoi capricci, l'amica che si fingeva tale solo per poterla meglio pugnalare alle spalle quando lei era più vulnerabile, ecc...?
Credo che l'unico motivo valido per cui io possa avanzare una simile richiesta è se questo perdono serva in primis a far vivere meglio la vittima dell'abuso e a tutti quelli pronti a dire che il genitore a cui hanno assassinato brutalmente i figli deve perdonare io rispondo:-Cazzate.-.

Non è vero che si deve perdonare tutto a tutti, l'ho sempre sostenuto e ora, in un libro che ho letto di recente si parla di un interessante perdono in percentuale. L'autrice sostiene che perdonare è un passo importante per il proprio equilibrio interiore e per poter tornare a vivere anche dopo aver subito profonde ferite, ma che non è facile, che il perdono autentico giunge dopo un percorso interiore e che spesso non si può perdonare tutto, ma perdonare almeno in parte è già qualcosa di grande. Secondo lei chi riesce a perdonare attorno al 70% di un grave torto può aspirare alla santità.
Che idea confortevole! Quante volte mi son detta "a tizia posso anche perdonare questo e quello, ma quest'ultima cosa proprio no!" adesso scopro che anche quello era perdono e anche quello aveva valore :-)

Mi fa davvero piacere.

Sempre a proposito di perdono un altro importantissimo punto l'ho iniziato ad approfondire leggendo Famiglia crisitana. A me Famiglia cristiana non piace, lo reputo un giornaletto solo apparentemente innocuo foriero di tanti concetti non proprio ottimi, però i miei lo leggono e così quando passo a trovarli lo sfoglio anch'io, in genere con la sguardo critico di chi cerca qualcosa da giudicare al peggio. Lo ammetto, sono una carogna.
Mentre ero così intenta nel mio passatempo da stronza incappo in un articolo dove si parla di tradimento e chi scrive sostiene che perdonare in quattro e quattr'otto una ferita profonda come quella di un tradimento non è una buona cosa. Non è buona perché il perdono non è autentico (a meno che, aggiungo io, non ce ne freghi nulla di chi abbiamo di fronte e allora non c'è una vera ferita per cui perdonare) e non è buona perché un siffatto perdono è come uno schiaffo in faccia al perdonato, un po' come dirgli "guarda come son santo a perdonarti e tu come sei stronzo ad aver trattato male ME così buono e caritatevole".
Da quel che ho potuto capire un perdono di questo tipo è un buon metodo per allontanare il perdonato.
Caro signore di cui non ricordo manco il nome: hai ragione! Hai perfettamente ragione! Io odio chi mi dice "ti perdono" quando so che in cuor suo non è così.
Sempre continuando con l'esempio del tradimento: che senso ha dire "ti perdono e ti riaccolgo in casa" se a questo non segue un serio percorso di ricostruzione della coppia? Che senso ha dire a una persona ti perdono se poi si è pronti a cercare rivalsa e vendetta non appena la vita ce lo consentirà? Un siffatto perdono non solo non è perdono, ma è un qualcosa di viscido e subdolo che si mette il vestito da festa di qualcun'altro per farti sentire una persona peggiore senza per questo smettere di cercare di ottenere soddisfazione.
Ma ve la immaginate una coppia dove un coniuge perdona l'altro del tradimento solo per tenerselo in casa sino a quando anche lui/lei non lo tradirà a sua volta per pareggiare i conti? Detto così sembra folle, ma trasposto in altri ambiti (amicizia, lavoro, ecc...) accade costantemente.

A questo perdono preferisco un sanissimo "vaffanculo".

Mi spiace per chi non appreza un linguaggio colorito, ma le parolacce questa volta ci stavano tutte.

NOTE:
il libro a cui faccio riferimento è "donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés

13 commenti:

  1. vuoi sapere una cosa che mi fa veramente incazzare???
    La domanda del giornalista televisivo che, intervistando un poveretto a cui hanno appena ammazzato il figlio o la figlia, gli chiede se perdonerà gli assassini!!!
    Ti giuro che questi giornalisti li prenderei a calci, perchè mai come in questi casi il perdono, se mai ci sarà, non può che arrivare dopo un lungo percorso interiore che non può che durare anni!!!
    Sul fatto che il perdono faccia bene soprattutto a chi lo da, ne sono convinto anch'io; come condivido pienamente la necessità di evitare lo sbandieramento del perdono in faccia al carnefice soltanto per dimostrare la propria superiorità: in questi casi, se proprio vogliamo essere sinceri, dobbiamo dimostrare con i fatti che abbiamo dimenticato l'offesa ricevuta!!!
    Buona giornata

    p.s. condivido pienamente il tuo giudizio su Famiglia cristiana!!!

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    1. e riguardo ai giornalisti non mi voglio esprimere perché cadrei davvero nel turpiloquio!

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  2. grazie del tuo contributo, non ho altro da aggiungere visto che già tu la pensavi come me :-) buona giornata

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  3. Concordo con tutto, vaffanculi compresi! :)
    (Volevo puntare anch'io l'attenzione sulle stupide domandine a nastro di certi giornalistucoli, ma Luigi mi ha splendidamente preceduto).
    Idem su fanghi...ehm...famiglia cristiana...

    Un abbraccio, carissima!

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    1. Riguardo ai giornalisti affamati di odience ricordo che su un libro (mi pare di palanhiuk) dove si parlava dell'esame di etica professionale per i giornalisti il monologo era più o meno il seguente:
      ricordo quando feci l'esame di etica professinale, la domanda era: è la vigilia di Natale e una bambina si soffoca coi nastri dei regali di Natale che le hanno comprato i genitori, tu vai sul posto, fai tutte le tue domande e poi stendi l'articolo, al che il tuo capo ti chiede "di che colore erano i nastri?" tu che fai? All'epoca risposi che avrei chiamato alla centrale di polizia per farmi passare l'informazione e presi un 6 e mezzo, oggi chiamere direttamente i genitori per chiederglielo.

      Direi che rende bene l'idea.

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  4. No. In certi casi non si può perdonare. Assolutamente.
    Magari non anelare alla vendetta, ma il perdono proprio no!
    Un bacione ^^

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    1. già smettere di cercare una vendetta attivamene è una forma di perdono, e nessuno può dirmi che non sia sufficiente in certi casi

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  5. Hai ragione. Condivido pienamente quello che hai scritto qui...

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  6. ci sono cose che non si possono perdonare. A volte non si cerca vendetta, semplicemente non si puo´ dimenticare il male subito.

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    1. perdonare non significa dimenticare, e di certo non solo esistono cose che non si possono dimenticare, ma anche cose che non si riesce e non si vuole perdonare

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  7. Molto interessante questo post. Mia madre da quando avevo 14 anni mi ha considerato la sua migliore amica raccontandomi per filo e per segno tutti i suoi problemi con mio padre e facendomi crescere nell'angoscia e nella convinzione di non essere amata. Ora ho quasi 60 anni e ho portato dentro di me una serie di problematiche che hanno influito negativamente sulla mia vita. Ritengo mia madre responsabile di questo. Confesso che quando ancora prova a ricattarmi affettivamente e tenta di riallacciare in modo subdolo il cordone ombellicale provo rancore nei suoi confronti e sento di non averla perdonata, ma in tutti questi anni ho comunque cercato sempre di capirla e starle vicino.
    Onestamente direi che certi comportamenti potrei anche perdonarl capendone le motivazioni, ma per altre cose efferate mi viene in mente solo la vendetta ( es. l'uccisione di un figlio).

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    1. L'hai perdonata nella misura in cui questo ti è stato possibile, così come io ho perdonato i miei genitori e altre persone che mi hanno ferita e come io sno stata perdonata da chi ho ferito. Un perdono integrale è roba da divinità, lasciamo l'arduo compito a Dio.

      Riguardo all'ipotesi di qualcuno che ti uccide i figli o ferisce in altri modi efferati vedo molto difficile un percorso verso una qualsivoglia forma di perdono e lascio a chi ha avuto la sventra di vivere qualcosa del genere l'arbitrio di scegliere la strada che ritiene più opportuna, foss'anche la vendetta.

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